Non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,

né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.

Mi indicherai il sentiero della vita,

gioia piena nella tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra.

(dal Salmo 15)

 

In questi giorni è quasi impossibile non fare esercizio di memoria per ricordare come abbiamo vissuto la Pasqua lo scorso anno: eravamo tappati nelle nostre case, eravamo spaventati, sconvolti. La morte sembrava regnare con tutta la sua prepotenza. Ricordo la preghiera che, con don Andrea e don Franco, a nome di tutta la comunità, abbiamo celebrato il sabato santo nella desolazione del cimitero dove continuavamo ad accogliere i nostri morti e mentre si stava ponendo su tutte le tombe un ramoscello d’ulivo, fragile segno della nostra speranza.

Quest’anno è molto diverso ma non più semplice. Tutto è strano. Anche la presenza della morte, che obiettivamente morde con minor violenza qui da noi, mentre in altri angoli del mondo continua a imperversare, sembra drammaticamente risultarci meno pesante da sopportare. Rischiamo di esserci assuefatti alla litania di dati che quotidianamente ci vengono offerti in tutte le salse dell’informazione.

Quest’anno domina su tutti una stanchezza infinita che, miscelandosi con tante paure, sta rendendo faticoso ogni gesto. Anche pregare. Mai come quest’anno forse ci sentiamo davvero prostrati, abbattuti … come fossimo finiti tutti in un sepolcro. Sono prostrate le nostre speranze. È faticoso guardare avanti e il domani, più che essere atteso, rischia di essere temuto.

La vita della comunità patisce anch’essa questa fatica. Questo tempo lunghissimo di doverose limitazioni ci ha tolto i gesti e i tempi dell’abitudine lasciandoci solo la possibilità di celebrare, con tanta sobrietà, l’eucaristia e il libro della Parola da aprire. È troppo poco per continuare ad essere una parrocchia?

Certo che sì! La vita di una comunità non può ridursi alle sue liturgie e alle sue devozioni. Abbiamo bisogno di una vita che tutta si colori della speranza del vangelo. Abbiamo bisogno di riaprire spazi nei quali incontrarci: quanta nostalgia per i cortili e la casa dell’oratorio. Abbiamo bisogno di poterci dare appuntamenti per confrontarci, discutere e … ancor di più, abbiamo bisogno di tornare ad abbracciarci, facendo festa insieme e sorreggendoci nelle fatiche.

Ci troviamo ad essere proprio così: un impasto di fatiche e desideri. Due ingredienti che, mischiati insieme, possono diventare pericolosissimi. La fatica ci espone al rischio di perdere la pazienza. Il desiderare procrastinato, senza sapere fino a quando, rischia di deragliare verso la tristezza e la rassegnazione.

Il salmo che abbiamo pregato nella mattina del sabato santo ci raggiunge con la voce di un credente che proclama: “non abbandonerai la mia vita nel sepolcro”. Ecco cosa è Pasqua: poter sentire pronunciate, proprio sulla nostra vita, queste parole. Tu o Signore non abbandonerai nel sepolcro delle sue sofferenze nessuno dei tuoi figli. Non abbandonerai nel sepolcro della morte nessuno dei nostri cari che abbiamo perso. Non abbandonerai nel sepolcro costruito dai nostri tradimenti nessun gesto d’amore che abbiamo provato a seminare.

“Mi indicherai il sentiero della vita”. Il salmo non si ferma alla promessa della vicinanza del Signore. La voce del credente sa che la fede, se c’è, prende forma nella concretezza della vita. Ecco cosa è ancora Pasqua: il lancio della sfida a osare passi che, abbandonando le strade stampate sulle mappe delle nostre sicurezze, aprano sentieri inediti. Pasqua è abbandonare le strade asfaltate delle nostre abitudini, con i loro svincoli prevedibili e apparentemente prive di rischi, per intuire percorsi alternativi sui quali scoprirci di nuovo vivi e liberi. Capaci addirittura di attraversare la morte. Ecco cosa è Pasqua!

Proprio in questi giorni difficili, auguro a tutta la nostra comunità di trovare il coraggio di permettere a questo tempo di renderci nuovi. Chiedo a tutti di provare a sostenerci reciprocamente nell’affrontare le asperità che, ogni sentiero non abitualmente battuto, riserva a chi prova a percorrerlo. Prego perché il Signore conceda alla Chiesa l’entusiasmo dello Spirito, perché anche oggi sorgano profeti capaci di leggere i segni dei tempi.

Anche nel piccolo di una comunità parrocchiale sono diversi gli ambiti dove cercare dove passi “il sentiero della vita”: penso al modo di accompagnare alla fede i nostri ragazzi, al modo di rendere sempre più adulto lo stile della nostra preghiera e della liturgia, penso al modo di starci vicini quando la morte punge con i suoi aculei. Ci sarà da aprire sentieri di novità nel vivere l’oratorio, nel rinnovo, previsto nei prossimi mesi, del consiglio pastorale. Ci sarà da trovare strade nuove per vivere la carità non solo come elemosina.

Con don Andrea e don Franco, vi porgo i nostri rinnovati auguri e vi prometto che … noi proveremo a fare la nostra parte … sapendo di non essere soli.

Buon cammino!

 

don Alberto

 

Azzano San Paolo, 4 aprile 2021

 

 

PS. Anche in occasione di questa Pasqua chiediamo il dono della condivisione di ciò che ognuno può affinché la nostra comunità possa continuare a sostenersi e a stare a fianco di chi sta facendo fatica con qualche segno di vicinanza. Non segnalo cifre di bilancio ma rimando alle comunicazioni fatte nelle settimane scorse. Come al solito le buste potranno essere consegnate direttamente in chiesa o in casa parrocchiale. Per chi predilige forme più “moderne” di sostegno: IBAN IT 10O 03111 52570 0000 0000 1771. (Dopo 10 aprile anche la parrocchia è coinvolta nel cambio di IBAN che diverrà questo: IT94O0306952575100000000727 Banca Intesa San Paolo)

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