Lettera di Natale

“ad occhi aperti”

 

        Gli auguri di Natale della parrocchia quest’anno vi giungono a cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Potrei giustificarmi dicendo che la solennità del Natale dura, per il calendario della liturgia dei cattolici, fino al 1 gennaio, ultimo giorno dell’ottava. E fino ad allora siamo in tempo!

 

        La verità è che arrivano in ritardo. Sono in ritardo perché, anche se le attività della parrocchia sono rarefatte, i giorni precedenti al Natale si sono riempiti di tante chiacchierate, confronti e anche di molte confessioni che chiedevano tempi distesi. C’è tanto ancora da raccontarci, anche se i mesi violenti di questa primavera sembrano per fortuna lontani. C’è tanto da provare a risignificare. E c’è bisogno di darci tempo, senza temere che sia “tempo perso”.

 

        In tanti di questi incontri uno dei temi più presenti era il desiderio di veder finire la fatica, la sofferenza e la morte che ha attraversato la vita di tanti di noi. Non se ne può più! Proprio la notte del 31 dicembre diventa allora momento nel quale celebrare simbolicamente la possibilità di lasciarci alle spalle questo periodo. Non raccontano nulla di diverso i botti che già da qualche giorno stanno scuotendo la tranquillità del paese. Mai come quest’anno è giustificato il desiderio di bruciare il calendario vecchio e di appendere il nuovo alla parete.

 

        E allora buon 2021!

 

        Ma questo non basta. L’augurio che desidero condividere è di poter passare al tempo nuovo che ci sta davanti “ad occhi aperti”.

 

        Tenere gli occhi aperti significherà innanzitutto non cedere alla paura. Lei gli occhi te li fa chiudere. Significherà anche non andare avanti ponendo troppe speranze nella “fortuna”: è lei che è cieca mentre, come mi diceva una persona amareggiata, la sfortuna ci vede benissimo e … prende la mira!

 

        Rimanere con gli occhi bene aperti dirà che siamo consapevoli di dover provare ad orientarci in uno spazio che non ci è già noto. Non sarà come a casa: sapendo esattamente dove sono le cose, per non farti beccare dai genitori quando rientravi tardi, ti potevi permettere di muoverti senza accendere la luce. Ora invece bisognerà aiutarci a riconoscere le opportunità inedite che questo tempo ci offrirà perché il cammino possa proseguire senza rischiare di arenarci nelle secche dei tanti risentimenti che abitano il cuore o di cedere alla seduzione dalle sirene che in ogni tempo trovano il modo di far sentire il loro canto.

 

        Questo augurio non poggia però su un volontaristico “teniamo duro che poi ce la faremo”. Per i cristiani l’invito di rimanere “ad occhi aperti” viene dal vangelo del Natale: “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’anno vinta” (Gv 1,5).

 

        Attenzione: proprio “la luce che splende nelle tenebre” è l’inedito più radicale! Ciò che ha a che fare con una mangiatoia, un pane spezzato, una croce e un sepolcro non può mai essere catalogato tra le cose scontate! Tenere gli occhi aperti è atteggiamento necessario per ogni donna e ogni uomo che voglia vivere di fede. Come tutte le relazioni che annoveriamo tra le certezze della nostra vita – penso a quelle dei legami di sangue, a quella di coppia, a quella con il nostro corpo e il nostro cuore – anche la nostra relazione col Signore ha bisogno di lasciarsi rinnovare sia nelle prove che attraversiamo così come negli entusiasmi che a volte sa suscitare.

 

        Se sapremo vivere così allora potremo non temere neppure quando “ti porteranno dove tu non vuoi” (Gv 21,18). La lettura degli Atti degli Apostoli ci ha allenato a vedere come la vitalità del Vangelo e della Chiesa di Gesù è sempre una sorpresa da accogliere più che un piano da realizzare. E sarà così anche per noi! Lo Spirito delle comunità delle origini è all’opera anche oggi per sostenere il nostro cammino.

 

        Dovremo allora mantenere occhi aperti per cogliere le tracce di sentieri percorribili sia nelle vicende personali e famigliari, sia nelle modalità di sperimentare l’essere comunità. Penso a ciò che riguarda la catechesi e la vita oratoriana. Penso alla disponibilità necessaria affinché la preghiera e le celebrazioni comunitarie possano prendere forma più “cristiana”. Gli occhi aperti ci daranno il coraggio di osare gesti di carità in modo nuovo.

 

        Ma, ancor di più, dovremo avanzare “ad occhi aperti” per accorgerci che la vita non ci chiederà di essere eroi ma di rimanere semplicemente umani. Pur continuando a fare i conti con i nostri limiti, con i difetti e il nostro peccato, non ci verrà tolta la possibilità di diventare capaci di segni di speranza proprio nei luoghi e nei tempi dove la vita ci chiederà di abitare.

 

        Non sarà un cammino breve e rapido. Dovremo non spaventarci di procedere riconoscendo possibili errori di valutazione e permettendoci ripartenze. Ma forse proprio questo tempo ci consentirà di inaugurare quel cambiamento di stile che tutti sentivamo necessario ma per il quale non avevamo trovato ancora il coraggio di iniziare.

 

        In questi giorni di passaggio all’anno nuovo preghiamo gli uni per gli altri invocando il coraggio e la pazienza, doni dello Spirito necessari per obbedire alla vita per quello che essa è e non per come noi vorremmo fosse. Sostenendoci reciprocamente in questo cammino, ci sarà dato di sperimentare la sorprendente compagnia del Risorto, il “Dio con noi”.

 

        Anche a nome di don Franco e don Andrea, vi auguro buon cammino!

 

don Alberto

 

Azzano San Paolo, 31 dicembre 2020

 

 

PS. Come al solito chi volesse ancora far giungere il dono di Natale della “busta della parrocchia” può farlo consegnandola direttamente in chiesa o in casa parrocchiale.
Per chi predilige forme più “moderne” di sostegno: IBAN IT 10 O 03111 52570 0000 0000 1771
Invito chi volesse rimanere informato di ciò che capita in comunità di tenere d’occhio il sito (www.parrocchia-azzanosanpaolo.it) con la possibilità di iscriversi alla newsletter che garantisce l’aggiornamento rispetto ad attività e avvenimenti particolari.

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