Le porte sono aperte… Non resta che entrare!

“Mettiamoci la testa”. Titolava così un articolo pubblicato più di un anno fa su questo sito, un chiaro e forte invito a volgere lo sguardo su uno dei luoghi più amati dai nostri ragazzi: l’oratorio.

Complice era stata una precedente serata dedicata al tema, grazie alla quale si era creata l’occasione per provocare la nostra comunità su un argomento insolito e spesso dato per scontato.

Da qui la disponibilità della Parrocchia ad ascoltare chiunque avesse la voglia ed il coraggio di avanzare riflessioni in vista di un ripensamento dell’oratorio.

“Ripensamento” …

Forse vi starete chiedendo quale sia il senso concreto di questa parola. Ce lo siamo chiesti anche noi, soprattutto quando, con un po’ di curiosità, abbiamo accettato questa sfida. Come? Semplicemente provando a “dire la nostra”. Raccontando quello che per ciascuno di noi rappresentava l’oratorio. Descrivendo la percezione che ne avevamo. Ricordando quello che di buono ci aveva lasciato in passato. Proponendo sogni e speranze per il suo futuro.

Il gruppo dell’oratorio nasce da questo: dalla voglia di alcune persone della comunità di confrontarsi e dedicare tempo e passione per “costruire” qualcosa insieme. Ma che cosa esattamente?

Alla mente potrebbero balzare tutte quelle faccende pratiche che sembrano sempre così urgenti e, sì, talvolta necessarie in un oratorio. Quelle più evidenti e anche strutturali, come possono essere per esempio una tensostruttura nuova di zecca o aule più grandi per la catechesi dei ragazzi.

E sarebbe altrettanto facile credere che costruire cose belle e nuove possa essere una soluzione per avere un oratorio sempre pieno. Probabilmente sarebbe così, almeno per i primi tempi, ma poi si sa, le novità passano di moda.

Quindi di che cosa stiamo parlando? Allora fermiamoci un momento e proviamo a rispondere ad una semplice domanda:

“Cosa conta realmente per il nostro oratorio?”

Ebbene la risposta è semplice tanto quanto la domanda, e diventa ancora più evidente nel momento in cui si accetta di condividere un presupposto irrinunciabile, da cui bisogna per forza partire: un oratorio non prende forma dagli oggetti che vi si mettono dentro, per quanto belli e nuovi essi siano, e nemmeno dalla capacità di fare il botto di presenze (credeteci basterebbe pochissimo a scapito però di “molto”).

No! Un oratorio lo si considera tale per un certo “stile” con cui lo si abita, dal valore educativo che assumono le relazioni fra le persone che lo vivono. Da quel messaggio che si trasmette con il semplice gesto di prendersi cura dell’altro.

Senza questa presa di coscienza non si va da nessuna parte, perché, come detto in uno dei nostri incontri, “anche se costruissimo la più bella delle cattedrali non ce ne faremmo proprio nulla”. Ed il gruppo è partito proprio da qui.

Quindi ci presentiamo. Siamo un gruppo di persone che tra le priorità della loro vita ha scelto di dedicare parte del proprio tempo agli altri, con la voglia di mettere un po’ di impegno all’interno della nostra comunità, facendoci solleticare dall’interesse di quel “Mettiamoci la testa”.

Siamo un gruppo decisamente eterogeneo sia per età, che per ruoli e percorsi di vita. É composto da giovani che vivono abitualmente l’oratorio e che lo possono definire una seconda casa; e da adulti con punti di vista differenti, che la vita ha portato ad intraprendere percorsi di crescita diversi, ma legati da un filo comune: l’essere impegnati nella comunità, seppur ciascuno con le proprie competenze.

Crediamo sia proprio questo uno dei punti di forza di questo gruppo: il rispecchiare, nel suo piccolo, l’essere comunità, con molteplici sfaccettature, ma con ben chiaro il proprio intento: raccogliere ciò che per troppo tempo è stato delegato ad altri e prendendo per mano la parte più delicata, ma sicuramente la più preziosa: i ragazzi. Il sogno è che, nell’oratorio, possano accadere esperienze educative di crescita, di condivisione, di cura, attenzione per l’altro e benessere per sé stessi. Questo il mandato del gruppo.

Solitamente ci vediamo in casa-oratorio e intorno ad un tavolo ci mettiamo in gioco. Siamo partiti da un lavoro di analisi della realtà attuale dell’oratorio valutandone le risorse, i bisogni, quello che c’è e quello che forse manca, ascoltando anche i racconti dei numerosi volontari che compongono i vari gruppi che formano l’oratorio stesso. Attraverso questi racconti ci siamo resi conto che un bisogno più forte di altri si faceva strada: costruire un alfabeto comune di pensiero che ci facesse riflettere su che cosa vogliamo intendere per Oratorio.

La scommessa è stata, e continua ad essere, ragionare sulle opportunità educative che possono scaturire da un incontro in questo luogo, dove l’accogliere e il prendersi cura dell’altro deve diventare uno stile comune.

La realtà che ci circonda cambia in continuazione e così anche gli oratori. Un aspetto evidente è sicuramente il fatto che le Parrocchie si stanno spopolando di curati. Non è una cosa che al momento riguarda il nostro paese, ma bisogna ugualmente affrontare la questione per non farsi trovare impreparati. Probabilmente dal punto di vista pratico l’oratorio non si fermerebbe, grazie a tutte le persone che se ne prendono cura come fosse casa propria, ma come si affronterebbero tutti quegli aspetti che riguardano la “regia di un oratorio” e quindi: la direzione, l’attenzione ai ragazzi, il tenere insieme tutti i singoli pezzi che lo compongono senza tradire quel senso e quello stile di cui si parlava prima? (povero Parroco! ci verrebbe da dire).

Eppure, non c’è dubbio che la necessità di cambiare strada trova un senso anche quando in una Parrocchia il curato dell’oratorio è ancora presente, (non perché le cose così non funzionino, anzi) ma semplicemente perché non è giusto lasciare che una sola persona, o pochi, facciano andare avanti la “baracca”. Se ci intrappolassimo in questa logica verrebbe meno quel dovere di corresponsabilità di cui anche la nostra comunità è invitata a farsi carico. Perché, ricordiamocelo, “l’oratorio esprime la cura che una comunità cristiana offre ai propri figli”.

Ora che le riflessioni si fanno più chiare e condivise, il nostro pensiero va inevitabilmente al futuro, alle opportunità da cogliere, alle scommesse da accettare, ai sogni da inseguire.

Di opportunità il nostro oratorio ne offre tante, basti pensare a tutte quelle occasioni di incontro che è in grado di generare e il valore che ad esse bisogna saper riconoscere.

La scommessa sarà quella di riuscire a fare scelte coraggiose in questo percorso di cambiamento, cercando di andare oltre al pericolo del “si è sempre fatto così”.

Il sogno è quello di restituire l’oratorio in mano alla comunità.

Sicuramente saremo così contagiosi da coinvolgervi per poter lavorare in questa prospettiva e con questo intento: renderci responsabili dei nostri ragazzi all’interno di un oratorio dove, con l’aiuto di adulti, si possa crescere in un contesto educativo volto al prossimo.

Gruppo GdO

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