Quella del campo adolescenti organizzata questa estate è stata un’esperienza del tutto spettacolare e insolita, in grado di mischiare la cultura del territorio con il mare e il divertimento dei piccoli paesi marchigiani. Una vacanza piena anche di momenti di riflessione e preghiera, che svolgevamo all’interno della casa religiosa che ci ha ospitato dal 24 al 26 luglio.
Nei primi due giorni divisi in due gruppi abbiamo avuto modo di ammirare il fantastico mare di Fano e visitare le favolose Grotte Di Frasassi.
Nel pomeriggio del secondo giorno abbiamo avuto l’onore di conoscere e ascoltare la storia di Carlo urbani, primo medico a scoprire la SARS, un virus letale che lo portò alla morte. Tutto ciò raccontato dal sindaco di Castelplanio (piccolo paesino poco conosciuto della regione), dal suo caro amico fondatore dell’AICU (Associazione Italiana Carlo Urbani), dalla sua carissima moglie Giuliana e infine dal prete e dalla suora del paese Don Mariano e suor Annamaria suoi confidenti durante la sua vita.
L’ultimo giorno abbiamo visitato il palazzo Ducale di Urbino ammirando le meravigliose opere di Raffaello e Piero Della Francesca.
In tutto ciò, ovviamente non potevano mancare le classiche marachelle tra adolescenti…
Questo viaggio nelle Marche è stato soprattutto un modo per unire maggiormente un gruppo di giovani di età differente tra loro ma con stessi interessi, di cui magari non ne erano a conoscenza, creando così nuove e solide amicizie. Insomma un momento indimenticabile e significativo ricco di insegnamenti di cui prendere atto, e paesaggi mozzafiato che la nostra Italia ci regala.
Martina
Chi è Carlo Urbani? Perché è interessante incontrare la sua storia?
Carlo Urbani nasce a Castelplanio, in provincia di Ancona, il 19 Ottobre 1956. Già da giovane si dedica ai più bisognosi ed è una presenza costante nell’ambito parrocchiale: collabora a raccogliere le medicine per Mani Tese, promuove un Gruppo di solidarietà che organizza vacanze per i disabili, entra a fare parte del Consiglio Pastorale Parrocchiale; suona inoltre l’organo e anima i canti. Il suo grande amore non è solo per il prossimo, ma anche per la bellezza, per la musica e per l’arte. Il desiderio di prendersi cura delle persone sofferenti lo porta a scegliere gli studi di Medicina e la specializzazione in malattie infettive. Dopo la laurea, lavora in un primo tempo come medico di base, poi diviene aiuto nel reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Macerata, dove rimane dieci anni. Nel frattempo sposa Giuliana Chiorrini. Insieme avranno tre figli: Tommaso, Luca e Maddalena. Sono gli anni in cui Carlo comincia a sentire più forte il richiamo ad assistere i malati dimenticati, trascurati dai paesi opulenti, dai giochi di potere, dagli interessi delle case farmaceutiche. Con altri medici organizza, dal 1988-89, dei viaggi in Africa centrale, per portare aiuto ai villaggi meno raggiungibili. Ancora una volta la sua comunità parrocchiale lo accompagna e lo sostiene con un ponte di aiuti alla Mauritania. La conoscenza diretta della realtà africana gli rivela con chiarezza che le cause di morte delle popolazioni del Terzo Mondo sono troppo spesso malattie curabili – diarrea, crisi respiratorie – per le quali mancano i farmaci che nessuno ha interesse a fare giungere a un mercato così povero. Questa realtà lo coinvolge al punto che decide di lasciare l’ospedale, quando ormai ha la possibilità di diventare primario. Nel 1996 entra a fare parte dell’organizzazione Medici senza frontiere e parte insieme alla sua famiglia per la Cambogia. Nella sua veste di consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per le malattie parassitarie ha l’opportunità di ribadire ulteriormente che la causa primaria del diffondersi delle malattie è la povertà. Come Medico Senza Frontiere, l’interesse primario di Carlo è nella cura dei malati, tuttavia non può tacere sulle cause che provocano quelle sofferenze. Nell’aprile del 1999 viene eletto presidente di Msf Italia. In questa veste partecipa alla delegazione che ritira il premio Nobel per la pace assegnato all’ organizzazione. Dopo la Cambogia, il suo impegno lo porta nel Laos, e quindi in Vietnam. Nelle ultime settimane di vita si dedica con coraggio alla cura e alle ricerche sulla Sars, la terribile malattia respiratoria che minaccia il mondo intero. E’ perfettamente conscio dei rischi che corre. All’inizio di marzo si reca a Bangkok per un convegno, nulla lascia intuire che abbia contratto il contagio. Dopo l’arrivo i sintomi si manifestano con forza e Carlo, tra i primi a occuparsi della malattia, capisce benissimo la propria situazione. Ricoverato in ospedale a Bangkok avverte la moglie di far tornare in Italia i figli, che vengono subito fatti partire. L’amore per il prossimo che lo ha accompagnato tutta la vita, lo fa rinunciare anche all’ultimo abbraccio per evitare ogni possibilità di contagio. Carlo Muore il 29 marzo 2003, ora riposa nel cimitero di Castelpiano. Sulla sua tomba le parole di una sua lettera sono il suo “testamento”:
«Sono cresciuto inseguendo il miraggio di incarnare i sogni e ora credo di esserci riuscito. Ho fatto dei miei sogni la mia vita e il mio lavoro. Anni di sacrifici mi permettono oggi di vivere vicino ai problemi, a quei problemi che mi hanno interessato e turbato. Quei problemi oggi sono anche i miei, in quanto la loro soluzione costituisce la sfida quotidiana che devo accettare. Ma il sogno di distribuire accesso alla salute ai segmenti più sfavoriti delle popolazioni è diventato oggi il mio lavoro. E in questi problemi crescerò i miei figli, sperando di vederli consapevoli dei grandi orizzonti che li circondano, e magari vederli crescere inseguendo sogni apparentemente irraggiungibili come ho fatto io».