Racconti di una carità … possibile

Racconti di una carità … possibile

commissione carità – parrocchia della Conversione di san Paolo

 

aprile 2019                                                                                                                             da Da Evangelii Gaudium

106 – Anche se non sempre è facile accostare i giovani, si sono fatti progressi in due ambiti: la consapevolezza che tutta la comunità li evangelizza e li educa, e l’urgenza che essi abbiano un maggiore protagonismo. Si deve riconoscere che, nell’attuale contesto di crisi dell’impegno e dei legami comunitari, sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato. Alcuni partecipano alla vita della Chiesa, danno vita a gruppi di servizio e a diverse iniziative missionarie nelle loro diocesi o in altri luoghi. Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!

Servizio civile….
Il Servizio civile universale è la scelta volontaria di dedicare alcuni mesi della propria vita al servizio di difesa (non armata e non violenta) della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per le comunità e per il territorio.
Il Servizio civile nacque nel 1972 come diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare: era quindi alternativo alla leva e in quanto tale obbligatorio. Quasi trent’anni dopo, con la legge n.64/2001, venne istituito il Servizio civile nazionale su base volontaria, aperto anche alle donne. Nel 2005 viene sospeso il servizio di leva obbligatorio, mentre prosegue il percorso di crescita del Servizio civile su base volontaria. Nel 2017, con il d.lgs. n.40, il Servizio civile da nazionale diventa universale, con l’obiettivo di renderlo un’esperienza aperta a tutti i giovani che desiderano farla.
Il Servizio civile universale è un sistema che prevede diversi attori:
• i volontari, cioè giovani che decidono di dedicare un periodo della propria vita al Paese e agli altri, svolgendo le attività di Servizio civile nel settore di intervento prescelto;
• lo Stato, attraverso il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, le Regioni e le Province autonome che gestiscono l’intero sistema;
• gli Enti promotori dei progetti, che sono soggetti pubblici e privati iscritti all’Albo del Servizio civile;
• l’intera comunità, che raccoglie i benefici grazie alla realizzazione dei progetti di Servizio civile.
Il Servizio civile universale è aperto a ragazze e ragazzi di età compresa tra i 18 e i 28 anni e richiede i seguenti requisiti:
– essere cittadino italiano, oppure essere cittadino degli altri paesi dell’UE, oppure essere cittadino non comunitario regolarmente soggiornante in Italia;
– non aver riportato condanne.
Si può partecipare al Servizio civile una sola volta nella vita.
Il Servizio civile universale ha una durata flessibile tra gli 8 e i 12 mesi, a seconda del progetto.
L’orario di attività è stabilito in relazione alla natura del progetto e prevede un impegno settimanale non inferiore alle 25 ore. Per i volontari è stabilito un rimborso mensile di 433,80 euro.
I settori di intervento che vedono impegnati i volontari sono:
a) assistenza (anziani, diversamente abili, famiglie disagiate, malati, tossicodipendenti, ecc.);
b) protezione civile;
c) patrimonio ambientale e riqualificazione urbana;
d) patrimonio storico, artistico e culturale;
e) educazione e promozione culturale;
f) cooperazione internazionale (Servizio civile all’estero).
Il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale pubblica ogni anno uno o più bandi
per mettere a concorso i posti nei progetti proposti dagli Enti e finanziati. Il bando è pubblicato sul sito www.gioventuserviziocivilenazionale.gov.it dove è possibile scegliere uno dei progetti presentati dagli Enti. Una volta scelto il progetto, si invia la domanda di partecipazione all’Ente che lo realizza, il quale convocherà il candidato per un colloquio di selezione. Diventare volontario di Servizio civile aggiunge alla volontà di dare qualcosa di sé agli altri e al proprio Paese la possibilità di acquisire conoscenze e competenze pratiche, ma più in generale rappresenta un’occasione di crescita personale e di formazione. Per questo il Servizio civile universale può rappresentare un’utile esperienza da spendere in ambito lavorativo.
Nella bergamasca due degli Enti presso cui rivolgersi per il Servizio civile sono Associazione Mosaico e Caritas (per informazioni vedi i rispettivi siti internet www.mosaico.org e www.caritasbergamo.it/servizio-civile-volontario/)

 

Carità di casa…
Per un anno la comunità mamma-bambino è stata la mia “seconda casa”. Da ottobre 2017 a ottobre 2018 ho svolto il mio anno di servizio civile in questa grande “casa” dove vivono, per periodi più o meno lunghi, mamme e bambini. Si tratta di donne vittime di violenza da parte dei mariti/compagni, oppure ragazze madri in condizioni di indigenza, o mamme con lievi ritardi mentali o altro. Ogni caso è a sé, ognuno ha la sua storia. Ciò che accomuna questi nuclei mamma-bambini è il fatto di essere stati portati in questa struttura da parte dei servizi sociali del Comune di provenienza, per i più svariati motivi. Non si tratta di una vita facile nemmeno quella in comunità. Si è costretti a convivere con persone non scelte, a trascorrere con loro le giornate, a condividere i pasti e gli altri spazi comuni. Le educatrici vigilano su queste vite, cercano di aiutare le donne a rimettersi in carreggiata dopo gli sbagli compiuti/subiti, aiutano i bambini a vivere una quotidianità “normale”. Ovviamente in comunità ci sono regole da seguire, a volte anche ferree, ma sono necessarie per poter almeno vivere in modo più che decente. I bambini hanno età variegate, non prevedibili a priori. Nel mio anno di servizio civile ho imparato a vivere in questo luogo, a cosa badare, a cosa passare sopra, ho imparato a come comportarmi con le mamme, quando sia il caso di insistere e quando no, ho imparato come a volte le donne siano in grado di ferirti nel profondo con le loro parole e ciò a causa di quanto hanno dovuto vivere in precedenza, ho imparato che non c’è una ricetta da seguire per comportarsi con le persone, ma che ogni caso è a sé e ogni persona ha bisogno di aiuto anche se a volte non è in grado di chiederlo, ho imparato che i bambini hanno un estremo bisogno di affetto e di attenzione e vengono a chiederlo alle figure educative, perché fin da piccoli si rendono conto che forse le loro mamme stanno vivendo un momento di difficoltà e non sono in grado di sopperire ai loro bisogni. Nel mio anno di lavoro in comunità mi sono trovata a vivere situazioni disparate, tra cui la nascita di un bimbo, la vacanza al mare con mamme e bambini, le gite al parco, in piscina e allo zoo, ma soprattutto ho imparato a gestire i momenti della quotidianità, che per noi sono scontati. Mi sono affezionata tantissimo a donne e bambini, e sono stata ricambiata nell’affetto, ed è questo il motivo per cui, una volta finito il mio anno di servizio civile, ho deciso di restare nella struttura come volontaria. Ho visto passare: alcune storie sono finite bene, la mamma è uscita dalla comunità con i suoi bambini riuscendo a ricostruirsi una vita, altre storie invece hanno portato il nucleo mamma-bambino a separarsi, con la decisione del Tribunale dei minori di mandare il bambino in una famiglia affidataria. Le situazioni che vivo con le donne e i bambini non sono semplici, piango con loro nei momenti più duri, sento la loro tensione durante i litigi, ma rido anche con loro, perché “questo è l’unico modo di riuscire a sopravvivere qui dove siamo costrette a vivere”, è ciò che mi dicono sempre. I bambini più grandicelli ovviamente fanno continue domande sul perché si trovano lì e le mamme, con l’aiuto delle educatrici, cercano le parole più idonee per spiegare la situazione a chi è piccolo e non ha colpe. Una bambina di dieci anni mi ha detto: “Sai come faccio a farmi passare il dolore di essere in comunità? Faccio finta che sia davvero casa mia, così non sono triste”. Ecco, da quando ho messo piede nella comunità mamma-bambino mi rendo davvero conto di quanto io sia fortunata ad avere una famiglia e una casa in cui vivere. Troppo spesso diamo per scontata la fortuna che abbiamo.
Ringraziamo chi ha inviato le proprie storie di carità e rinnoviamo l’invito a chi vuole raccontare e condividere altre storie non tratte da libri o riviste ma sperimentate nell’ordinarietà della nostra vita di tutti i giorni; lo scritto può essere inviato a azzano@diocesibg.it

Commissione carità aprile 2019

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