Racconti di una carità … possibile

Racconti di una carità … possibile

commissione carità – parrocchia della Conversione di san Paolo

 

febbraio 2019 da EVANGELII GAUDIUM di papa FRANCESCO
UNITI A DIO ASCOLTIAMO UN GRIDO

 

188- .. La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità.  Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni.

                Quando in Commissione Carità abbiamo ascoltato il racconto degli operatori del Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento Stazza, tra le tante situazioni incontrate, ci ha molto colpito il fatto che tra i fondi erogati per famiglie con bambini piccoli ci siano anche quelli per sostenere spese farmaceutiche . Il tema della fatica a sostenere le spese legate alla salute ci ha fatto allargare lo sgurdo su una iniziativa che è presente anche sul nostro territorio.

 

Carità in opera contro la povertà sanitaria:

il Banco Farmaceutico

 

                   Le conseguenze della povertà sono molte. Una fra queste è la non disponibilità di reddito sufficiente a provvedere alle esigenze legate alla salute. Il Servizio Sanitario Nazionale non riesce a dare risposte complete; molte persone devono rinunciare ad acquistare farmaci per ragioni economiche. La povertà sanitaria è un dato di fatto ormai e sempre più richieste di aiuto giungono a organizzazioni pubbliche e private del non profit.

                   Banco Farmaceutico dal 2000 è nato per tentare di rispondere a questo bisogno. Si propone di raccogliere farmaci da privati e da aziende farmaceutiche per metterli a disposizione di Enti che si occupano della distribuzione diretta.

                   Ogni anno il secondo sabato di febbraio migliaia di volontari presidiano le farmacie che aderiscono all’iniziativa (lo scorso anno nella nostra provincia hanno partecipato 105 farmacie tra le quali le due di Azzano S. Paolo) invitando le persone a donare un farmaco da banco, cioè quelli che non richiedono ricetta medica, per gli Enti caritativi del territorio.

                   Tra le strutture che beneficiano delle donazioni ci sono: l’Albergo Popolare, i centri di aiuto alla vita, case di recupero da dipendenze, l’opera di don Resmini, i monasteri di clausura, alcune Caritas parrocchiali, case di accoglienza per madri in difficoltà, ecc.

                   Ogni ente è collegato a una o più farmacie, abbinamento che consente al farmacista, sulle basi delle indicazioni ricevute dall’ente, di indirizzare in modo mirato e proficuo le donazioni dei propri clienti.

                   Le aziende farmaceutiche che collaborano con il Banco Farmaceutico sono le principali fonti di approvvigionamento di medicinali non richiedenti ricetta medica; con questi BF interviene nelle emergenze umanitarie come recentemente la guerra in Siria e la situazione estrema che si è creata in Venezuela.

 

                   Dalla prossima primavera in una decina di farmacie in provincia comincerà la raccolta di farmaci validi, cioè quelle confezioni che rimangono nelle nostre case quando il medico modifica una terapia in corso. Questi farmaci verranno forniti ad enti assistenziali, costituendo un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale e quindi per tutti noi.

 

                   Il 9 febbraio prossimo le due farmacie di Azzano aderiranno alla Giornata del Farmaco. A tutti coloro che entreranno verrà offerta la possibilità di compiere un piccolo gesto di carità che sicuramente arriverà a buon fine, un atto di amore nei confronti di chi è più debole, acquistando e donando un farmaco.

   Farmacisti, volontari, aziende cittadini donano liberamente parte delle loro risorse e del loro tempo; questo significa educarsi a vivere la gratuità come dimensione della propria vita “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).

                   Donare non è mai un atto univoco; donare del tempo, donare un farmaco, donare un abbraccio è un regalo che facciamo a noi stessi.

                   Donare significa dare agli altri senza esigere nulla in cambio; è la gratuità a fare la differenza e deriva dalla consapevolezza che ciò che sono e ciò che ho non lo devo a me stesso.

                   Il dono è il modo che mi è concesso per esprimere la gratitudine nei confronti della vita che mi è stata data. Il tempo donato agli altri non è mai sprecato; non cancelliamo con ciò i nostri problemi ma entrare in contatto con realtà diverse, altri problemi, ci fa riflettere e comprendere che non siamo gli unici a soffrire e che l’unico modo per vivere e non semplicemente sopravvivere è quello di aprirsi agli altri e aiutarsi l’un l’altro.

 

 

I racconti di una carità … “di casa”

 

                Anche questo mese proponiamo il racconto di una esperienza accaduta nella concretezza dei legami di una delle nostra famiglie. Ci auguriamo che questi racconti possano essere stimolo per condividere le tante storie di carità che si sperimentano nella quotidianità delle nostre vite.

 

                   “Dopo i 50 anni è riemersa la passione per la bicicletta e un gruppo di amici ha incominciato a ritrovarsi: qualche giro nei dintorni, la salita a Selvino …; poi, perché no, una settimana avendo come meta un santuario. E allora via negli anni per Santiago de Compostela, Assisi, Roma, Medjugorie, Mariazell, sempre più amici.

                   Un giorno all’inizio dello scorso anno uno del gruppo, uno dei più allenati, mentre pedala da solo avverte un malore; si ferma, depone la bici delicatamente a terra e poi si accascia sul bordo della strada. Viene soccorso ormai privo di coscienza ma per un lungo tempo il suo cuore quasi si ferma e al cervello arriva poco sangue. Ricoverato in Rianimazione per qualche giorno si teme per la sua vita e le preghiere degli amici lo sostengono. Lenta la ripresa, ma completa nel fisico; grave invece il danno cognitivo, compromessa la memoria e addirittura la capacità di riconoscere e dare un nome a moglie e figli.

                   Rientrato a casa comincia il faticoso periodo della riabilitazione, molto impegnativo per la moglie che lo deve controllare a vista costantemente perché non si faccia del male e non compia azioni pericolose per sé e per gli altri.

                   La fatica nei mesi si fa sentire ed allora i compagni di bicicletta decidono di dedicare un po’ del loro tempo all’amico.

                   Stabiliscono dei turni, alternandosi durante la settimana, lo accompagnano nei luoghi che conosce per stimolare la memoria, raccontandogli le avventure vissute insieme, mostrandogli delle fotografie, lo stimolano a riprendere alcune abilità, lo portano in chiesa per la Messa pregando insieme perché questa lentissima ripresa si compia.

                   Grazie a visite specialistiche, esami, farmaci, cure e vicinanza umana l’amico ha qualche piccolo segno di miglioramento.

                   Per gli amici resta una preziosa esperienza umana, un esercizio di pazienza, una valorizzazione del tempo da pensionato, un esercizio della virtù della carità vissuta nella semplicità che guarisce dalla tendenza al nostro comodo egoismo e riempie l’amicizia e lo stare insieme di nuovi significati …”

 

 

Spunti di riflessione: 

  • Ma io, so vedere le richieste di aiuto delle persone che mi sono vicine come rivolte a me?
  • So valorizzare il mio tempo libero o lo ritengo solo mio?
  • Cosa può voler dire oggi essere una “famiglia solidale”?

 

                Se qualcuno ha voglia di raccontare e condividere storie di carità non tratte da libri o riviste ma sperimentate nella ordinarietà della nostra vita di tutti i giorni può inviare uno scritto a azzano@diocesibg.it

Commissione carità 2 febbraio 2019

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