Lettera di Natale 2018

Nella nostra lunga notte molti non osano più attendere:

non lasciare che i deboli e i sofferenti spengano in sé la fiamma della speranza!

 

“Ma val la pena tentare ancora di tenere in piedi una parrocchia? E come riuscirci?”

Domande come queste stanno affacciandosi con sempre maggior forza nel consiglio pastorale, quando tra noi preti proviamo a confrontarci e anche a livello sovraparrocchiale, in StAzZa, in diocesi.

Da una lato grande è la fatica che le parrocchie si ritrovano ad affrontare per rispondere alle esigenze più diverse che si presentano: pensa alla questione della catechesi dei ragazzi e dei loro sempre più risicati tempi “liberi” (sic!), alla originalità delle storie che si affacciano chiedendo i sacramenti o la celebrazione di un funerale e che chiederebbero tanto tempo di attenzione e di ascolto per non essere evase con lo stile del funzionario … Dall’altro la distanza sempre più evidente tra la vita che scorre nelle strade di un paese e le “cose di chiesa”. Anche da noi si coglie chiaramente che il mondo in cui viviamo ci racconta che si può stare bene “senza Dio” e, se ne sento il bisogno, lo cerco per lo più come un antistress, come un assicurazione sulla vita, … lo cerco a misura dei miei desideri.

In un contesto del genere, la parrocchia per come è oggi non può che risultare deludente. Non all’altezza delle richieste e, nel contempo, sempre troppo pretenziosa nei confronti di chi la avvicina.

A questo si aggiunge il peso del tenere in ordine le strutture e le attività con risorse sia economiche che di volontariato sempre più limitate. E a proposito di strutture: prossimamente dovremo fare un intervento in chiesa parrocchiale per mettere in sicurezza il plafone contro il rischio di sfondellamento … Si stanno ultimando le analisi dei tecnici e poi passeremo alla progettazione immediata dell’intervento. Ad oggi non riesco ad offrirvi ne preventivi di spesa, né con precisione ciò che dovremo fare e quando. È di certo un intervento non dilazionabile e impegnativo (anche solo per l’ampiezza della superficie e l’altezza della chiesa): appena possibile informeremo la comunità delle opzioni che ci verranno proposte.

 

E tutta questa fatica per che cosa?

 

Si possono abbozzare mille risposte, ma credo che una sola sia convincente: perché il Signore non si è stancato di noi e continua a desiderare per noi una vita degna della nostra umanità! Quando ci dimentichiamo che l’unico motivo per il quale esiste una parrocchia con tutto ciò che le dà forma (liturgia, oratorio, carità nelle sue mille forme, tradizioni, … ) è il desiderio del Signore di incontrare ogni uomo, trasformiamo anche l’iniziativa più riuscita in qualcosa di sterile. Il papa ama dire che si rende la chiesa una “ONG”. Non che siano cose brutte le organizzazioni non governative che operano per filantropia, ma sono strutture che si devono reggere da sole. Per la chiesa non è così: da sola non si regge e non si edifica. Chi le da senso è l’opera che il Signore desidera continuare a compiere nel mondo.

 

Il Natale questo ci propone di celebrare: la decisione del Signore di entrare nella nostra storia rendendola il luogo dell’incontro con lui. Ecco: se la nostra comunità parrocchiale ha senso di esistere ancora è per mettersi a servizio di questo incontro. Questo unico obiettivo diventa il criterio per discernere cosa valga la pena continuare a fare e ci aiuterà a lasciar andare ciò che non è efficace. Questa, che è la fede dei cristiani, è la perla preziosa che offre senso a ciò che facciamo insieme.

 

Speriamo allora che la nostra parrocchia possa continuare ad offrire occasioni e compiere gesti che mantengano aperta la possibilità di segnalare che “non è tutto qui!”. Non è vero solo ciò che si vede … c’è di più, c’è un “oltre” ciò che riesco a tenere sotto controllo io … E dovrebbero avere questa capacità di segno i gesti della carità, sia quella comunitaria che quella che si compie nelle case, nello spazio intimo degli incontri tra di noi. Dovrebbe sentirsi questo sapore quando si entra dentro la comunità che si raccoglie la domenica per la messa.

 

Speriamo che la nostra comunità si intestardisca nell’aprire le Scritture che custodiscono il racconto di un lievito che è impastato nelle nostre storie e che le rende capaci di ospitare sempre una sorprendente vitalità. Anche e soprattutto quando sembra vincere il male e la morte. Anche quando la vita è croce da portare.

           

Come i profeti accostati in questo tempo di avvento ci hanno con forza indicato, speriamo di trovare il modo per interessarci alla storia degli uomini, cercando di cogliere ciò che si sta muovendo in profondità. Basta poco per accorgersi che la tentazione di semplificare è diffusissima ai nostri giorni, ma che alla fine non porta molto lontano. Riesce certo a raccogliere consensi immediati. Ma ogni consenso catturato attraverso scorciatoie che violentano la realtà è destinato paradossalmente, mentre fa molto danno, a durare poco. Ci sarà sempre qualcuno che la spara più grossa e, come nuovo pifferaio magico, attrarrà a sé … Una parrocchia dovrebbe essere spazio di dialogo dove educarci ad uno sguardo critico e alternativo. Speriamo di riuscire a stimolarci a vicenda e a sostenere chi proverà sul serio nei mesi prossimi che porteranno alle elezioni amministrative ad assumersi quel difficile e travagliato compito della ricerca del bene comune attorno a cui tessere collaborazioni e accendere speranze per tutti.

 

Certo perché una parrocchia possa rendere questa testimonianza e questa profezia ci sarà bisogno di lasciarsi purificare, di accettare di abbandonare la pretesa di non deludere mai … bisognerà accettare di non potersi presentare come quelli che non sbagliano mai e che hanno sempre la risposta su tutto … Ma ne vale la pena! La posta in gioco è non lasciare che i deboli e i sofferenti spengano in sé la fiamma della speranza.

 

            Con don Andrea e don Franco voglio esprimere la mia gratitudine per tutti coloro che consentono alla nostra comunità azzanese di rispondere alla sua vocazione di essere segno di speranza e porgo a tutti l’augurio di lasciarsi coinvolgere ancora dal sogno del Signore che, pur conoscendoci con tutti i nostri limiti e fatiche, non smette di fidarsi di noi!

 

 

don Alberto

Azzano San Paolo, 22 dicembre 2018

 

 

  1. Come al solito le buste con il dono di Natale potranno essere consegnate direttamente in chiesa o in casa parrocchiale.

Per chi predilige forme più “moderne” di sostegno: IBAN IT 10 O 03111 52570 0000 0000 1771

Invito chi volesse rimanere informato di ciò che capita in comunità di tenere d’occhio il sito (www.parrocchia-azzanosanpaolo.it) con la possibilità di iscriversi alla newsletter che garantisce l’aggiornamento rispetto ad attività e avvenimenti particolari.

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