Terra Santa

Mentre preparo l’articolo, formatto, evidenzio, separo, penso al perché queste donne hanno voluto scrivere queste righe…

Probabilmente l’hanno fatto per mettere ordine alle proprie idee, per cercare di mettere nero su bianco le sensazioni che le hanno travolte mentre visitavano i luoghi sacri, per non lasciarle sedimentare troppo e per non perderle nel tempo.

 

… e allora sto attento, cerco il modo giusto … separo le frasi in modo che il lettore si fermi e abbia il tempo di assaporare quello che sta leggendo.

 

E’ vero, son passati diversi mesi dal viaggio, ma con il Natale alle porte il raccontare l’esperienza del pellegrinaggio in Terra Santa di quest’estate diventa più che mai attuale.

 

Prendetevi del tempo e leggete con calma.

 

Buona lettura

 

 

10 agosto 2018

 

PICCOLA RIFLESSIONE SUL PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA

 

Vedere, toccare, calpestare, i luoghi dove Gesù è stato annunciato, è nato, ha vissuto, è morto e risorto è un’esperienza umana e spirituale molto forte. Ripercorrendo i luoghi si ripercorre anche la Parola, si ritorna alle fonti della nostra fede.

 

Siamo, uomini e donne, sempre bisognosi di essere ricondotti all’origine di quello in cui crediamo, per rimotivarci e ripartire ogni volta con maggiore consapevolezza ed entusiasmo nell’avventura della vita. Forse, durante questo cammino comunitario, ciascuno di noi ha sentito rinascere in sé la gioia di essere cristiano.

 

L’ opportunità non solo di vedere, ma anche di ascoltare e di meditare le parole della Scrittura, continuamente citata, letta e spiegata, ha riacceso una fiamma che si era indebolita, ha chiarito dubbi che si erano insinuati nel cuore e nella mente, ci ha aiutati a riprendere in mano la nostra vita con un po’ più di coraggio e di speranza. Questo, penso, è stato il cuore del pellegrinaggio, inteso come viaggio interiore, come ricerca.

 

Anche l’essere stati in gruppo è stato un valore e un significato molto bello di fraternità e di comunione; condividere tanti momenti, parlarsi, ascoltarsi, ridere insieme, camminare insieme, ci ha fatto sentire vicini in questo pellegrinaggio che è la nostra vita, con le difficoltà e i problemi che più o meno sono gli stessi per tutti ma che, se non si è soli, diventano meno pesanti da sopportare e da affrontare.

 

Viene proprio da ringraziare tutti, dai nostri parroci sempre disponibili ad ascoltarci, a don Gianluca molto preparato e capace di far gustare la Parola, ad Antonio, guida simpatica e vivace, profondo conoscitore dei luoghi. Grazie ai compagni di viaggio con cui abbiamo condiviso il caldo e la fatica di alzarci presto (molto presto) al mattino, per raggiungere in fretta il Santo Sepolcro.

 

Grazie anche ai luoghi che abbiamo visitato, da quelli più significativi e commoventi a quelli meno importanti, ma che comunque hanno una storia affascinante da raccontare.

 

Grazie per l’esperienza del “deserto“ e del toccare le acque del Giordano e del mar Morto (alcuni di noi ci si sono proprio immersi).

 

Grazie per aver ascoltato testimonianze sulla realtà dei popoli palestinese ed ebraico, sul difficilissimo cammino verso la pace e sui piccoli passi che si stanno compiendo per creare dialogo.

 

Grazie al Signore che ci ha protetti e guidati con la sua Parola.

 

Don Gianluca ci ha salutati con un invito, quello di portare nelle nostre comunità un fuoco, un calore capace di espandersi e di scaldare gli animi delle persone che incontriamo. Sarà così? Si potrà realizzare se resteremo ancorati a quella Parola che tanto ci ha acceso il cuore nei giorni del pellegrinaggio in Terra Santa.

Flavia

 

 

 

1 – 8 Agosto 2018 PELLEGRINAGGIO in “TERRA SANTA”

 

Voglio condividere alcune sensazioni del mio pellegrinaggio.

 

Persone diverse, cammini diversi, vite diverse, ma insieme siamo arrivati nella “TERRA SANTA”, ci immergiamo nella storia, per andare alla sorgente della nostra fede.

 

Visitare i luoghi, centro e cuore degli eventi della vita di Gesù, in cui si ha la percezione che sono i luoghi stessi a parlare; ascolto e silenzio questo è “DONO e GRAZIA”.

 

Un’esperienza che ricorda alla mia fede che il cammino cristiano non è mai concluso.

 

(Gv – 1,14) “E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI.” Prendere esempio da Maria che “Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”

 

Terra dove Dio è venuto ad incontrare gli uomini, come una persona viva che chiede continuamente di essere accolta, ascoltata, chiede ogni giorno di rimetterti in gioco in modo nuovo, dentro il suo stile: LUI ti sorprende, LUI non è mai lo stesso.

 

Don Gianluca Salvi ci ha indicato che la nostra vita ha bisogno di nutrirsi della parola di Dio che educa all’accoglienza, alla condivisione, alla gratuità, alle relazioni vere, quelle della ricerca, che hanno sete di “LUI” che interroga la nostra quotidianità: “CHE COSA CERCATE? CHI CERCATE? PERCHE’ MI CERCATE?”

 

(Gv – 8,12) “IO SONO LA LUCE DEL MONDO, CHI SEGUE ME NON CAMMINERA’ NELLE TENEBRE MA AVRA’ LA LUCE DELLA VITA”.

 

La mia vita è fatta di oscurità, di fatiche, di ferite difficili da sanare, di smarrimenti che a volte tolgono il respiro, vago nel buio, non trovo luce per i miei passi, mi sento sola, allora serve andare a cercarlo nelle SCRITTURE, nel PANE SPEZZATO. Non basta vedere, occorre ascoltarlo, occorre seguirlo lungo la medesima strada, nella sua stessa obbedienza, nel suo stesso servizio, nel suo stesso stile.
LUI è il PANE gratuitamente donato che sa sfamare solo se con-diviso, che sana le ferite, che ci accompagna nella quotidianità, dentro le nostre storie..

 

(Gv – 6,38) Gesù rispose loro: “IO SONO IL PANE DELLA VITA: CHI VIENE A ME NON AVRA’ FAME. E CHI CREDE IN ME NON AVRA’ SETE MAI.”

 

A Gerusalemme siamo arrivati cantando il salmo 122, è difficile tradurre in parole le sensazioni provate. Un nodo alla gola, tutto il corpo è coinvolto da commozione, gli occhi si riempiono e si bagnano di lacrime “SALIRE ALLA CASA DI DIO” per stare là con LUI, in intimità, per permettergli di trovare casa in noi.

 

“QUALE GIOIA, QUANDO MI DISSERO ANDREMO ALLA CASA DEL SIGNORE”.

 

Una voce mi ripete (Lc – 25,5-6) “ PERCHE’ CERCATE TRA I MORTI COLUI CHE E’ VIVO?”

 

Questa sensazione mi accompagnerà al Sepolcro, al Calvario. La buia basilica della Resurrezione, lì “LA LUCE HA VINTO LE TENEBRE”.

 

Luoghi, posti, terre che raccontano gli inizi della Chiesa, noi Chiesa con i nostri rifiuti, incomprensioni, resistenze e “LUI”, il Dio che ci viene incontro, che ci parla nel silenzio. Una voce che mi ripete ALZATI, RIALZATI E ANCORA RIALZATI, tra le fatiche della vita lo sento ripetermi…

 

Scoprire di essere cercati prima da LUI, per ripartire nel viaggio, lungo o corto, dentro la vita, non più spaventati ma accompagnati.
Rimettersi in gioco senza paura di amare, in modo profondo, perché nella misura in cui viviamo nell’amore ci sta la differenza.
Io con le mie contraddizioni ho vissuto un cammino nella terra, dentro la più bella “STORIA D’AMORE CHE NON SIA MAI STATA VISSUTA”.

 

E ancora: ALZATI, RIALZATI E ANCORA RIALZATI, non sei mai sola “ IO SARO’ CON TE SEMPRE”.

 

GRAZIE A TUTTI I PELLEGRINI, A DON GIANLUCA, IN PARTICOLARE AI DON DELLA STAZZA PER AVERMI PERMESSO DI VIVERE UN “DONO DI GRAZIA”.

 

Una pellegrina riconoscente

 

 

 

TERRA SANTA dal 1/8/2018 al 8/8/2018

 

THE DAY AFTER
Le confessioni di una pellegrina del ventunesimo secolo.

 

9 agosto 2018, il giorno dopo, eccomi arrivata a casa.
Inizio a svuotare le valigie, parte la prima lavatrice ma i pensieri, le emozioni, le provocazioni non riescono più a stare nelle testa e nella pancia e così mi siedo e comincio a scrivere… sono a casa da sola, i panni possono aspettare.

 

Terra Santa, viaggio desiderato da anni ed ora realizzato.
Parto con la sensazione che QUALCUNO MI STIA ASPETTANDO, certo in aeroporto al controllo sicurezza dobbiamo dire che là non conosciamo nessuno, ma non è vero!
Là c’è un sepolcro vuoto che ha bisogno di essere riconosciuto, là c’è Colui che spesso mi toglie il fiato, che mi vuole guardare e toccare.
Quindi rivedo il mio diario di viaggio e cerco di fare memoria.
Qualcuno ha chiesto ad Antonio, una delle guide, perché i pellegrini scrivevano diari… io vi rispondo, scrivo perché ho bisogno di raccontare la vita, perché non voglio che rimanga una pagina bianca.
Parto convinta che non saranno i luoghi fisici a parlarmi, ma la Parola di Dio.
Scoprirò che non è del tutto vero.
Io, mi dico, non ho bisogno di dimostrazioni, non mi interessa sapere dove è passato esattamente, se è proprio quello il posto giusto, cerco altro.
E allora la Parola comincia a parlarmi anche grazie alle meditazioni e alle omelie di don Gianluca Salvi (guida biblica), don Alberto Caravina (Azzano), don Mauro Arizzi (Stezzano), don Alberto Mascheretti (Zanica)
Copio dal mio diario di viaggio alcuni passaggi.

 

INIZIO
GALILEA
Atti 9,34
“Pietro gli disse: “Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto.”

 

Chiedo al Signore di farmi essere un po’ come Pietro che racconta a chi gli sta attorno che Qualcuno ti può guarire, perché anche a me capita di sperimentare la sua guarigione e poi prendo la mia barella e riprendo il cammino.

 

NAZARETH
Luca 1,30
“L’angelo le disse: “ Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.”

 

Penso, è quel figlio che l’ha resa madre, anche nella mia vita sono i miei figli che mi rendono madre, mi insegnano ad essere madre. Spesso ci dimentichiamo che non possiamo essere madri o padri senza di loro, da loro dobbiamo partire.

 

CANA
Giovanni 2, 4
“E Gesù le rispose: “Donna che vuoi da me?”

 

Quante volte ho sentito rivolgermi dal Signore questa domanda: “Nicoletta, cosa vuoi da me?”
Le risposte sono tante, diverse, a volte chiedo qualcosa per me, la mia famiglia, i miei amici, i miei sacerdoti, la mia comunità, il mondo intero.
Spesso però mi ritrovo a ribaltare la domanda: “ E tu Signore cosa vuoi da me?” e qui le risposte sono un po’ più confuse, più difficili da decifrare.

 

LAGO DI TIBERIADE
Marco 4,39-40
“Si destò, minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati!. Il vento cessò e ci fu una grande bonaccia.”

 

Ecco una delle risposte del Signore alla mia domanda: “ E tu Signore cosa vuoi da me? Perché mi invadi come il vento in burrasca, perché mi travolgi con la tua Parola, perché nella mia vita tutto sta diventando un segno?”
TACI, CALMATI!
Queste due parole mi accompagneranno durante tutto il viaggio.
Qui il lago di Tiberiade non mi lascia indifferente, il luogo comincia a parlarmi, dopo averlo visto ho bisogno di spazio e tempo per stare sola con Lui e allora mi allontano dal gruppo e Lui continua a ripetermi: “Taci, ascolta la Mia voce, ascolta le tue voci e, calmati.”

 

SAMARIA
DESERTO DI GIUDA
Osea 2,4
“Accusate vostra madre, accusatela, perché lei non è più mia moglie e io non sono più suo marito!
Si tolga dalla faccia i segni delle sue prostituzioni e i segni del suo adulterio dal suo petto;”

 

Quante prostituzioni attraversano la mia vita, a volte il mio peccato mi sta davanti e lo riconosco, altre è nascosto, non lo colgo, lo scambio per altro.
Ho bisogno di una comunità che mi insegni a darle il nome giusto, della mia guida spirituale, della confessione per imparare a scavare sotto la punta dell’iceberg.

 

Osea 2, 16
“Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.”

 

Altra risposta alla domanda: “E tu Signore cosa vuoi da me?”
Vuole sedurmi ancora, ma devo attraversare il deserto.
Detto fatto!
Camminiamo in fila indiana nel deserto di Giuda verso Gerico, camminata di un’ora, caldo, sentiero sconnesso e gente in cammino.
Il tuo popolo in cammino, forse non proprio popolo, tanti individui, che però stanno cercando di comunicare con te e tra loro.
Bene, mi dico, il Signore come sempre mi ha risposto… tutto ciò che mi sento dentro come tormento, come fuoco, come tempesta, come inebriamento è perché mi vuole sedurre ancora.
La mia testa comincia a programmare azioni di seduzione per me e per le persone che condividono la mia vita, ma poi la strada è interrotta e Paolo, responsabile dell’agenzia, che è l’aprifila, va in perlustrazione e dice che non si può proseguire da lì, cambiamo rotta.
Mentre mi giro per tornare indietro risuona “Taci, calmati!”
Fermo i pensieri, fermo i programmi e accolgo l’invito, la vera seduzione sarà fare piccoli passi, uno davanti all’altro e forse anche tornando indietro, inciampando, ma accompagnata da Lui.
Un altro luogo mi sta parlando.

 

BETLEMME
Comunità di Effatà
Anche questo luogo ha qualcosa da raccontarmi e lo fa con prepotenza, attraverso la testimonianza di una suora.
Io sono una maestra elementare e le parole che mi porto via sono: “E’ più importante quello che sei, di quello che fai e che vuoi insegnare. Difronte ad una disabilità la prima cosa è accogliere con amorevolezza la famiglia”.
Spesso noi insegnanti ci preoccupiamo del bambino e la famiglia è solo un elemento utile per aiutare e promuovere le capacità del bambino. Da qui invece rifletto che sia meglio cambiare prospettiva, la famiglia va accolta con amorevolezza perché è origine di quel bambino.
Durante la messa porto all’altare la mia nuova avventura lavorativa del prossimo anno, inizierò con le classi prime.

 

GERUSALEMME
Salmo 122
Con il bus 1 ci stiamo avvicinando a Gerusalemme, “The final countdown”… Antonio ci fa contare 10, 9, 8, 7…1 e poi don Alberto C. improvvisamente intona il salmo:

 

“Quale gioia mi dissero:
andremo alla casa del Signore.
Ora i piedi, o Gerusalemme,
si fermano davanti a te.”

 

Gioia, sì è proprio gioia quella che sento e forse anche beatitudine.

 

Il muro del pianto
Camminata serale tra i quartieri di Gerusalemme, popoli diversi, culture diverse, fede diversa, sporcizia e disordine diverso, gente che ti guarda o ti evita, ti sorride perché ti vuole vendere qualcosa e allora rispondo agli sguardi, sorrido, saluto, mantengo le distanze con chi non vuole mescolarsi, non tocco o accarezzo i numerosi bambini ebrei per rispetto, anche se ho voglia di farlo, non giudico, non ridicolizzo, è tutta gente come me che prova a vivere nelle contraddizioni della vita.
Antonio, spesso ci dice che alcune cose non devono essere capite, ma osservate e allora continuo ad osservare loro e noi.
Non sento solo la puzza, ma anche il profumo di incenso, di nardo, di spezie perché così è la vita, attraversata da puzze e profumi, mi accorgo che forse così diversi non siamo in questo mondo e non c’è un loro e un noi, ma possiamo essere tutti un noi.
Arrivo al muro del pianto, cosa vedo? Gente che prega. Come lo fa? A modo suo, proprio come me, cerco di pregare a modo mio, secondo le mie corde.
La preghiera mi affascina, ogni tipo di preghiera (cioè, forse quella troppo classica no, ma perché non ho ancora scoperto la sua profondità) quella personale, comunitaria, monastica, accompagnata e guidata dalla Parola e il desiderio che anche questo luogo mi suscita è chiedere alla mia comunità di insegnarci di nuovo a pregare.

 

Poi una sera, faccio due chiacchiere con un sacerdote e comincio a raccontare in modo un po’ confuso tutto ciò, non è importante solo quello che racconto, ma che qualcuno mi dedichi del tempo, mi ascolti e mi aiuti ad orientarmi. Questo è quello che faceva Gesù. Solo che non è semplice ascoltare me, io sono un fiume in piena.
Sono convinta che la propria fede vada raccontata, condivisa, parlare del Signore e sentire che qualcuno ti parla di LUI potrebbe essere un modo per fare quella differenza cristiana, parola citata dal vescovo della Terra Santa monsignor Pizzaballa che abbiamo incontrato un pomeriggio. La nostra fede, ci dice don Gianluca, nasce dalle narrazioni orali, tramandate e poi scritte.
E allora perché non continuare a raccontare?
Dalla chiacchierata con il don vengo invitata a continuare a lasciarmi travolgere ancora, qui in questi luoghi, e mentre chiacchiero continuo a ripetere che i luoghi per me non sono così importanti, è una Persona che mi sta cercando.
Mentre parlo, però questa convinzione comincia a vacillare, forse è la mia razionalità che vuole mantenere le distanze, del resto dai miei racconti ogni luogo mi ha parlato, partendo dalla Parola mescolata da altre parole, dai volti della gente.
La chiacchierata si conclude con un avvertimento, mi si dice che mi manca ancora il Santo Sepolcro.

 

ULTIMA TAPPA
Santo Sepolcro
Sveglia ore 4.00 e partenza ore 4.30 con un gruppo ristretto per visita e preghiera al Santo Sepolcro.
Visita veloce al luogo, pietra dell’unzione, il calvario, il sepolcro, ma solo dall’esterno e poi mi siedo a terra accanto al sepolcro e prego.
Il giorno dopo replico, ritorno. Ho più tempo per pregare.
Mancava proprio questo pezzo, il don aveva ragione, mancava il sepolcro vuoto a svelare e rimettere insieme i pezzi del viaggio.
Mi siedo accanto al calvario: è qui che MI STAVA ASPETTANDO!
Mi metto difronte al quadro che ritrae la croce di Gesù deposta a terra e la Maddalena (suppongo) ai suoi piedi.
Spesso mi sono ritrovata nella vita ad indossare i panni della Maddalena, una peccatrice amante e amata, e spesso dico che se fossi stata là, lo avrei amato come lei, lo avrei seguito, anche se per le donne forse era sconveniente seguire l’uomo Gesù.
Poi risuona quel “Taci, calmati!”
Allora respiro lentamente, mi calmo, scendono alcune lacrime e si aggiungono altre parole: Inginocchiati ! Togliti i sandali! Il luogo è Santo!
Il giorno prima alla fine della preghiera dei francescani ci siamo inginocchiati davanti all’eucarestia, troppo a lungo per i miei gusti, non trovavo la giusta posizione, le ginocchia mi facevano male.
Qui presso il suo calvario sembra volermi dire: “Inginocchiati davanti a te stessa e alle persone che incontri, ti farà male, sentirai dolore, ma è con quel dolore, attraversando quel dolore, condividendolo, ricordandoti di togliere prima i sandali, cioè spogliandomi delle certezze, dei pregiudizi, del voler subito agire, dare consigli, trovare soluzioni, potrò scoprire che ognuno di noi è quel luogo santo.
Santa sono io perché amata, santo è l’altro che profuma e puzza quanto me, santo è il Signore che mette insieme tutto.
Le lacrime continuano a scendere, non sono lacrime di desolazione, ma lacrime di ringraziamento.
Ancora una volta mi sento davvero amata.

 

“EH MO!! in romanesco…”

 

Quel sepolcro è vuoto! Un vuoto che si riempie con le storie delle persone che si mettono in fila per entrare pochi minuti a toccarlo e ognuna si porta via un pezzo di quel Risorto. Come vuole e come può.
Lui mi stava aspettando proprio qui, perché anch’io potessi portarlo a casa con me, con noi.
Taci e calmati!
Questa volta mi invita a condividerLo con gli altri, non correndo come fanno sempre le donne, come hanno fatto anche le donne che per prime lo hanno visto risorto, ma con calma, respirando, osservando, inginocchiandomi, togliendomi i sandali.
Mi alzo ed esco, purtroppo sono le 6.05 e dobbiamo tornare, sarei rimasta ancora e tornata ancora, ma come Lui, dopo aver pregato da solo in disparte, torno tra la gente per rendere reale quella preghiera.

 

Questi sono i luoghi dove la Parola tocca terra, diventa concreta, diceva don Alberto C.
Abbiamo spesso sentito il vecchio testamento intrecciarsi con il nuovo testamento, il vecchio è l’origine del nuovo, il nuovo si costruisce sul vecchio e lo apre, i luoghi si mescolano e gli uomini rendono vera La Rivelazione, è proprio Parola ispirata da Dio quando l’uomo con il suo vivere ne dà conferma.
Gesù ha voluto incontrarmi lì in Terra Santa, facendomi respirare la sua terra, le sue pietre, il suo caldo. Non l’ho incontrato da sola, ma insieme agli amici, a volti nuovi, a storie belle e di sofferenza, e anche in mezzo a tante risate.
Chiedo scusa a mio marito, perché questa esperienza l’ho vissuta come donna, non come moglie e probabilmente l’ho un po’ trascurato, ma ora provo ad inginocchiarmi anche davanti a lui, in modo nuovo.

 

Bene ora dopo aver tolto il coperchio “dalla mia pentola che bolliva” e siccome come dice Antonio “ S’è fatta una certa”… continuo a disfare le valigie.

 

Alla prossima.

con gratitudine verso tutti, Nicoletta

 

Galleria fotografica

 

Lago di Tiberiade

 

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