“BE HOME”: I PRIMI PASSI DI UN PROGETTO

Quando nella Settimana di san Giovanni Bosco abbiamo inaugurato “Casa oratorio” con la convivenza dei giovani e poi, nelle settimane successive, con le giornate di studio condiviso, avevamo già in testa di non lasciare ai soli giovani questo nuovo spazio dell’oratorio, ma l’intenzione era di aprirlo anche ai ragazzi più piccoli, in particolare a quelli delle medie. Questa fascia d’età infatti era quella più sguarnita di proposte, perché se le elementari godono dell’oratorio soprattutto il venerdì pomeriggio, la terza media ha una proposta tutta sua e anche gli adolescenti e i giovani hanno diversi appuntamenti per incontrarsi, la prima e la seconda media invece non hanno altre occasioni, oltre alla catechesi, per “vivere” l’oratorio.

“Be home”: “Essere casa”; è questo il progetto che ne è nato (dopo un confronto all’interno del Consiglio Pastorale Parrocchiale e con il territorio) e che, da febbraio in poi, ha cercato di rispondere a questo bisogno grazie all’aiuto di una manciata di giovani non esperti in educazione, ma disposti a “sprecare” del tempo con i ragazzi. 

“Ma cosa faranno i ragazzi tutto il giorno nella casa del curato?” è stata la domanda che è corsa tra i più attenti che hanno notato movimento in quella che fino a qualche anno fa era la casa del don. Concretamente ogni lunedì e ogni giovedì, fino alla fine della scuola, abbiamo invitato in Casa oratorio alcuni ragazzi di prima e seconda media, ogni volta diversi, per fare insieme i compiti e condividere gioco e merenda (14.30-18.00). 

Se il progetto inizialmente è partito con calma la voce si è poi sparsa velocemente tra i ragazzi che premevano per venire in oratorio e se inizialmente con i giovani che seguono questo progetto avevamo stabilito che non avremmo accolto più di sei ragazzi per volta (vengono contattati di volta in volta i rispettivi genitori) ci siamo trovati più volte a gestire gruppi da quindici ragazzi (con la fatica che ne segue). È stata evidentemente una bella sorpresa, tant’è che i ragazzi hanno preso l’abitudine di invitarsi tra loro e qualcuno è diventato praticamente un “cliente fisso”, tant’è che in tre mesi abbiamo avuto circa centocinquanta accessi.

La sensazione è quella di aver toccato le corde giuste, di aver intercettato un bisogno dei ragazzi, perché il progetto non è stato avvertito come uno “spazio compiti”, ma come qualcosa di più famigliare, come uno spazio messo a loro completa disposizione dove passare del tempo insieme fuori dal contesto scolastico, aiutandosi, divertendosi, inventando attività e vivendo l’oratorio nella sua quotidianità da protagonisti. Chi ha beneficiato maggiormente di questa iniziativa è stato sicuramente l’oratorio che, grazie al tam-tam dei ragazzi, si è trovato riempito nei momenti di informalità e si è reso ospitale e famigliare a una fascia d’età che rischia spesso di far coincidere l’oratorio con la sola catechesi.

Ovviamente l’intenzione è di continuare anche nel prossimo anno scolastico, quella di questi mesi voleva solo essere una sperimentazione; ci sono tante idee in cantiere per articolare meglio questa esperienza, ma servirà certamente coinvolgere altre persone per aiutare i ragazzi nei compiti, per tenere pulita e in ordine la casa, per curare i momenti di informalità, per fare anche dei laboratori e magari, anticipando l’orario di inizio, pranzare insieme …

Insomma “Be home” è certamente una buona speranza per il futuro del nostro oratorio, perché sempre di più diventi casa dei e per i nostri ragazzi.

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