28 gennaio – 4 febbraio 2018

Avreste mai pensato che la chimica potesse avvicinarsi all’economia e all’informatica? Che la politica potesse fare amicizia con la grafica e il design? Che l’ingegneria fosse molto vicina all’infermieristica? E che la comunicazione e l’organizzazione di eventi fossero fondamentali per l’automazione?

Nemmeno noi! Eppure è proprio quello che durante questi 7 giorni è successo! 15 ragazzi, ognuno con i propri impegni, hanno vissuto per una settimana insieme sotto lo stesso tetto, portando avanti la propria vita e contribuendo in casa con le proprie capacità. È stato difficile inizialmente adattarsi alle abitudini e alla quotidianità degli altri, ma giorno dopo giorno alzarsi tutte le mattine alle 7:45 per iniziare la giornata con un momento di preghiera e rivedere le stesse facce ha iniziato ad essere anche divertente.

Molte sono state le attività che hanno accompagnato e che hanno permesso di mettere a fuoco “buone pratiche di partecipazione attiva in comunità”. L’associazione TH3LAB di Trescore che si occupa della gestione di una casa di accoglienza per minori e del controllo di uno spazio per dare ripetizioni a ragazzi preadolescenti – adolescenti e  mette a disposizione anche delle scrivanie per una forma di lavoro sempre più diffusa, il coworking. In un’altra serata abbiamo incontrato delle persone della parrocchia di Chiuduno che ci hanno spiegato della loro esperienza di un’attività di recupero e vendita oggetti. Un educatore della parrocchia di Ponte San Pietro ci ha invece raccontato del loro progetto per la creazione di un’equipe educativa che gestisse l’oratorio per via dell’assenza del curato.

Importante la riflessione fatta a fine settimana, durante la quale ognuno ha risposto a due domande: “quali le fatiche e quali le sorprese emerse da questa esperienza”.

Vivere una casa è diverso dall’abitarla, significa prendersene cura, renderla accogliente, condividere momenti e crescerci insieme… significa stare bene.

Speriamo che questa settimana possa proiettarsi nella quotidianità, affinché quell’essere “Casa” possa contraddistinguere ogni esperienza e ogni occasione vissuta in oratorio.

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