Coppie sulle orme di Francesco – Assisi 20/22 ottobre

Cosa capita quando un gruppo di coppie ha la fortuna e il coraggio di prendersi del tempo per ricordarsi di essere “in due”? Cosa capita quando un gruppo di coppie decide di mettersi in viaggio condividendo con altre coppie il sogno non di una fuga dalla vita reale ma proprio il desiderio di rilanciare la scommessa che ha dato inizio al loro cammino?
Proviamo a farne racconto qui sotto nella speranza che, oltre Assisi, il bello nascosto nell’avventura di coppia possa trovare spazi per brillare anche … a casa.

 

Al rientro dal viaggio ad Assisi è capitato di incontrare tanti amici che, sapendo della nostra partenza, ci chiedevano interessati come fossero trascorsi questi giorni. Presi sempre dalla fretta rispondevamo “benissimo!”, “emozionante!”, “esperienza bellissima!”. Tutte cose vere!, ma salutando questi amici ci si rende conto di aver detto le solite frasi di circostanza e resta un pò di amarezza per dover liquidare il resoconto a queste poche parole. In effetti ci vorrebbe del tempo e magari anche un po’ di coraggio per raccontare che questi tre giorni non sono stati solo una vacanza senza figli, all’insegna delle passeggiate, delle chiacchiere e delle risate.
Certo quando siamo partiti nemmeno noi avevamo idea di cosa ci aspettasse; si partiva per una bella città ricca di storie e testimonianze, con un gruppo di persone quasi sconosciute, sapevamo che don Alberto ci avrebbe accompagnato nei luoghi che sono stati importanti per la scelta di S.Francesco e per il suo cammino. Quello che non sapevamo (va beh un po’ci si poteva arrivare), è che anche noi come coppia saremmo stati rimessi in cammino, non parlo solo dei sentieri percorsi, ma di un cammino che per noi è stato “del guardarsi”.
Guardarsi innanzitutto dentro, per ricordare i motivi che anni fa ci hanno fatto scegliere l’un l’altro; guardarsi dietro, per ricordare come è cominciata, come eravamo, quali desideri e progetti avevamo e vedere se siamo stati in grado di raggiungerli, per poi scoprire che gran parte di essi magari li abbiamo persi per strada, ma grazie alla voglia di stare insieme e al divenire delle cose, siamo stati in grado di andare avanti ed inventarcene di nuovi. Ecco quindi che il guardare avanti diventa fondamentale, non basta dire “vediamo come va”, ognuno ci deve mettere del suo …
Per tale ragione sarebbe bello che questa esperienza non fosse fine a se stessa, ma condivisa con chi non ha avuto la fortuna di partecipare, far capire che a volte è bello e, oseremmo dire, si sente proprio il bisogno di fermarsi per regalarsi un momento speciale che non sia fatto di “solo noi” ma anche di “tra noi”.
Un po’ come quando a tavola ci siamo mescolati ogni giorno fra coppie diverse, bellissimo raccontarsi e così anche sentire le storie delle altre coppie appena conosciute; per noi è stato come quando sfogli un album di fotografie, quello più prezioso, che ti fa pensare a quanto è stato fatto insieme e come, per forza di cose, siamo cambiati e andati avanti.
Ogni tanto bisognerebbe fare una sorta di “bilancio” della coppia che ti faccia capire a che punto si trovi, e magari essere disposti ad “investire” di nuovo ed essere capaci di mettersi in gioco, insieme e non solo per noi stessi. Per questo al nostro rientro siamo scesi dal pullman un po’ tristi, qualcuno anche con gli occhi lucidi, perché questa specie di bolla di sapone, fatta di tante risate e nuove amicizie, andava rotta, ma con la promessa di ritrovarsi e provare a continuare quello che abbiamo cominciato in viaggio, basta volerlo.
Ecco, questo è quanto ci hanno lasciato questi tre giorni che ormai abbiamo definito “speciali”.

Pamela e Marco

 

e ancora

 

In viaggio, alla scoperta delle tracce di Francesco
Inizia con una preghiera il nostro viaggio; una personale ed insistente richiesta di protezione a nostro Signore, uno sguardo paterno che abbracci quella parte di famiglia che per la prima volta, da quando siamo genitori, lasciamo a casa.
Questa volta sono papà e mamma a mettersi in cammino per crescere un po’, dedicandosi un tempo buono per condividere i pensieri e uno spazio necessario per tracciare nuove coordinate alla nostra rotta da compagni… sulle orme di Francesco, uomo di forti passioni e grandi sogni.
Si parte presto, al buio, in un umido silenzio che precede di poco il risveglio delle case, delle strade.
Ventuno le coppie, quarantatre i volti che si accolgono prima di salire sull’autobus: benvenuti alle aspettative, alle motivazioni, ma sì, anche a qualche dubbio.
Con noi un bagaglio essenziale, leggero quanto basta per lasciare spazio a ciò che raccoglieremo durante il viaggio. Ed è così che si parte; scorrono i chilometri mentre in realtà stiamo già facendo sosta nella nostra vita. Ci togliamo dalla quotidiana frenesia provando a recuperare alcuni pezzi che a volte perdiamo, che ci sfuggono o che troppo spesso diamo per scontato.
Facciamo tappa ad Arezzo, un luogo che invita a ritmi più lenti, e nel Duomo ci lasciamo toccare dalla rigorosa forza espressiva di Piero della Francesca che con la sua Maddalena, affrescata più di 500 anni fa, riesce a trasmettere una consapevole umanità nella quale ognuno di noi può riconoscersi. Il dipinto ci mostra una donna dalle fattezze solide, reali, veritiere, come la Fede di cui
è portatrice.
E di Piero della Francesca anche il ciclo di affreschi presenti nella cappella della Basilica di San Francesco: la narrazione di un vero capolavoro della pittura rinascimentale ‘Le Storie della Vera Croce’. Qui, sguardi rivolti alle alte pareti, ci sorprendiamo davanti alla rappresentazione della luce, portatrice di verità e testimonianza della presenza del Divino. Come nell’affresco del sogno dell’imperatore Costantino, trattato con una luce chiaroscurale che anticipa di due secoli la potenza
rappresentativa del Caravaggio.
Riprendiamo il cammino, i pellegrini hanno cominciato a riempire gli occhi e il cuore.
Siamo diretti ad Assisi.
Approfittiamo delle lunghe ore di viaggio per conoscerci, per prepararci ad accogliere la profondità di ciò che vivremo con la leggerezza di una comitiva allegra, che fatica ancora a staccare il pensiero da casa, ma i chilometri macinati aiutano a lasciar andare.
A Santa Maria degli Angeli attraversiamo la Porziuncola per giungere alla Cappella del Transito, luogo della morte di Francesco. Un passaggio nel ventre materno che invita alla rinascita, proprio lì, dove il suo sogno prende forma in un ordine monastico, nell’impegno di uno stile di vita che sposando la povertà incontra la ricchezza del Vangelo. Qui Francesco finisce la sua vita terrena, deposto nudo sulla nuda terra, come tra le braccia del Padre.
E’ tempo di ristorarci, di riordinare i pensieri nei giusti spazi. Saliamo sull’autobus.
La città ci appare come un diamante incastonato nella collina, un luminoso scrigno di pietra biancorosata: Assisi ci accoglie.
Casa è lontana e noi ci affidiamo a ciò che stiamo vivendo.
E’ la serata ideale per contemplare le stelle, come una preghiera di ringraziamento difronte alla generosità della notte che nulla cela ma, che al contrario, rivela lo splendore delle cose più semplici e gratuite.
Sabato siamo a Rivotorto, rifugio di Francesco e dei suoi primi compagni. Don Alberto ci consegna un tempo di coppia, e camminare l’uno accanto all’altra aiuta a creare il clima giusto per concedersi il lusso e la fatica di parlare, di interrogarci senza distrazioni su ciò che ancora tiene salda la nostra unione, aldilà dei figli, e a rinnovare lo sguardo verso i sogni che riescono a muove le nostre anime.
Raggiungiamo San Damiano, il luogo della rivelazione, dove l’insistente abbraccio di Francesco alla croce lo guida verso un mandato concreto e radicale; è anche il luogo dove nei suoi ultimi mesi, proprio al culmine delle sofferenze, quest’uomo sente il bisogno di rendere grazie alla vita componendo il ‘Cantico delle Creature’. Qui, sostenuto dalla vicinanza di Chiara e delle consorelle, attende con fede e in preghiera ‘Sorella Morte’.
La Basilica di San Francesco si apre imponente nel cuore della città antica come inequivocabile espressione di riconoscimento della grandezza del Santo. Come tra le pagine di un libro, scorriamo la vita di Francesco narrata da maestri diversi; tra essi Cimabue e Giotto, e proprio il primo tra questi alla fine del 1200 realizza uno degli affreschi più belli e disarmanti dell’epoca: un San Francesco terreno, reale, comune e per nulla idealizzato.
La Basilica, come la stessa Assisi, è un chiaro luogo di incontro. Respiriamo l’intensità del raccoglimento attorno alle spoglie di San Francesco e da bravi pellegrini di rimettiamo in cammino verso la Basilica di Santa Chiara.
Il gruppo è più coeso e spontaneamente cerchiamo lo sguardo degli altri. Abbiamo voglia di stare insieme e sapere che, mossi da bisogni diversi, stiamo vivendo la stessa esperienza ci permette di rinunciare a certi convenevoli e di rapportarci con genuina spontaneità. Lasciarsi andare, dopotutto, è un po’ come seguire il primordiale istinto di Francesco, maestro anche nel saper intrecciare legami.
E sull’onda dell’entusiasmo viviamo un sabato sera decisamente complice, divertente e… canterino.
Le ultime tracce di quest’uomo le cerchiamo a La Verna. In una domenica mattina umida e ventosa ci stringiamo per tenerci caldo e per trattenere appieno questi tre giorni davvero densi.
A La Verna Francesco trova rifugio nei momenti di crisi, quando il dubbio porta insicurezza e paura.
Qui concludiamo il nostro viaggio, con la consapevolezza che c’era davvero bisogno di partire per fermarsi, di andare per restare un po’ dentro la nostra coppia.
L’ultima preghiera è in una culla che ci ripara dal vento che turbina sopra le nostre teste.
Tra le pietre di Sasso Spicco si percepisce tutta la gratitudine per ciò che abbiamo fatto capitare.
Si ritorna a casa… e già ci manca ogni cosa.

Elena e Francesco

 

ed infine

 

… Li abbiamo vissuti come tre giorni di “aria buona” per tanti motivi: per il clima che si è creato con le altre coppie, anche con quelle che non conoscevamo; ci ha sorpreso non poco la disponibilità di ciascuno ad aprirsi, soprattutto a tavola, nel volersi raccontare, tanto da vincere persino la nostra riservatezza e permetterci di aprirci un po’ di più agli altri …
Vorremmo esprimere un grazie per le tante cose belle che ci hanno riempito gli occhi e che ci hanno ricordato che il mondo e la vita sono proprio belli e vale sempre la pena viverli….
Per aver vissuto insieme, come coppia, momenti di silenzio e di preghiera dopo aver passato un anno riempiti di tante tante parole….
Per esserci avvicinati di più nella conoscenza di Francesco e Chiara, “non ancora santi”, con la loro vita faticosa ma meravigliosamente piena…
Per la Santa Messa di domenica dove abbiamo potuto gustare con altri l’ascolto di una Parola buona, il canto, l’offerta delle nostre preghiere che partono dalla nostra vita, l’accostarsi ad un pane e ad un vino che è per ciascuno e per tutti nonostante tutto…
Quest’”aria buona” ce la porteremo un po’ con noi, nella nostra quotidianità; abbiamo deciso di leggere Amoris Laetitia che ci è stata sbriciolata su dei fogliettini e ci ha ridetto la bellezza dell’amore di coppia…
Avevamo proprio bisogno di quest’”aria buona”!!! Grazie di cuore.

Angelo e Franca

 

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