Alcune note per comprendere il senso dello “scambio di ambone”

Il 31 ottobre 1517: inizio della Riforma

Il 31 ottobre 1517, con l’affissione delle 95 tesi sulle indulgenze alla porta della chiesa del castello di Wittenberg, Lutero diede inizio a quel fenomeno epocale che chiamiamo “Riforma”. Essa, oltre che stimolare direttamente e indirettamente un rinnovamento della vita cristiana, ebbe però anche come fatale conseguenza la divisione della Chiesa in molte confessioni.

Come sempre accade quando in una famiglia ci sono litigi e separazioni, i rapporti fra le diverse comunità cristiane non solo si guastarono, ma raggiunsero anche vette di risentimento e di inimicizia scandalose, tanto che si giunse a scatenare guerre di religione che devastarono ampie regioni dell’Europa. L’astio era talmente forte che non solo si sono compiuti delitti nel nome della fede, ma persino questi gesti esecrabili vennero giustificati dottrinalmente. Il risultato fu che non ci si riconobbe nemmeno più come fratelli, ma ci si chiamò con nomi che oltre a segnalare il proprio disprezzo, giustificavano la necessaria separazione da persone che potevano infettare la purezza del Vangelo.

 

Il movimento ecumenico

Con il tempo, in particolare nel Novecento, a partire dalle comunità della Riforma si cominciò a deporre tali sentimenti e a guardarsi con uno sguardo diverso e si imparò a riconoscere che, sì, la divisione era stato un peccato grave, ma che per la Provvidenza divina – che riesce a “scrivere diritto sulle righe storte degli uomini” – tali divisioni avevano permesso al Vangelo di far nascere modi differenti, non necessariamente contraddittori, di servire l’unico Signore Gesù. Si è appreso ad assumere nella divisione ciò che è fecondo, a disintossicare la divisione stessa e a ricevere dalla diversità quanto è positivo; naturalmente nella speranza che alla fine la rottura cessi radicalmente d’essere tale e sia invece solo una “polarizzazione” feconda. La chiesa cattolica si è unita a questo movimento, detto “ecumenico”, e con il concilio Vaticano II (1962-1965) ha dichiarato la sua volontà irreversibile di camminare su questa strada. Lo sguardo diverso le ha permesso di vedere davanti a sé non “eretici” e “scismatici”, ma piuttosto “fratelli separati”, anzi – come scrive papa Giovanni Paolo II nella enciclica Ut unum sint (25 maggio 1995) – dei “fratelli ritrovati”. Tale cambiamento di mentalità ha fatto maturare la consapevolezza della comune appartenenza a Cristo fondata sulla fede trinitaria e sul sacramento del Battesimo, che ci incorpora, seppur in maniera differenziata e non piena, alla chiesa che è il suo corpo. Non che tutte le divergenze dottrinali siano state superate, ma queste si affrontano ormai con sincero spirito di carità fraterna, di rispetto delle esigenze della propria coscienza e della coscienza del prossimo e con profonda umiltà e amore verso la verità.

 

Il ruolo “strategico” della Sacra Scrittura

Tra gli elementi di santificazione e di verità ereditati dalla Chiesa degli apostoli e che ci costituiscono in una comunione vera ma imperfetta c’è sicuramente la Sacra Scrittura, che le varie chiese cristiane riconoscono quale parola di Dio ispirata e, perciò, capace di ispirare nelle persone che l’accolgono con fede una vita conforme alla sequela di Gesù Cristo. Tutti i cristiani confessano che, quando la Scrittura viene proclamata solennemente durante la liturgia, è Cristo che si rivolge alla sua sposa, invitando i suoi discepoli ad accostarsi alla “mensa” della sua Parola. Durante i secoli questo nutrimento ha fatto nascere nel cuore delle chiese e dei singoli cristiani il desiderio della conversione, lo stimolo per una fede più ferma e la spinta a mettere in atto gesti di attenzione nei confronti di ogni forma di bisogno e di servizio verso l’umanità.

 

Lo “scambio di ambone” durante la liturgia domenicale

In questa cornice è da collocare anche l’iniziativa dello “scambio di ambone” o “scambio di pulpito” (secondo l’uso linguistico della tradizione evangelica) fra la chiesa cattolica e la chiesa valdese, che prevede la presentazione di quanto la Parola di Dio scritta, prevista dal ritmo liturgico, ha fatto nascere nel cuore e nella mente di un fratello o sorella, che l’ha meditata a partire da una sensibilità diversa, nutrita dalla una specifica tradizione liturgica, spirituale e confessionale. Ciò non costituisce solo un segno di comunione fra le due comunità, ma consente anche di guardare la medesima Scrittura da un angolo visuale diverso, che consente di scoprire tesori nascosti e di conoscere aspetti del mistero cristiano messi in luce altrove in maniera più efficace.

 

La finalità dell’iniziativa

L’obiettivo non è quello di promuovere una propaganda proselitistica, e neppure di divulgare un irenismo artificiale, che vorrebbe spianare con un atto imposto e arbitrario le differenze che ancora sussistono. È innanzitutto quello di suscitare un atto di fede e di adorazione nei confronti del Signore e della fecondità della sua Parola; poi di porre un segno di riconoscimento della comune fraternità in Cristo. Inoltre si vuole stimolare la scoperta delle tante ricchezze che lo Spirito ha fatto nascere nel cuore e nella mente dei fratelli con cui non siamo in piena comunione. Infine viene così suscitato il desiderio ardente che l’unità dei suoi discepoli, per cui il Cristo ha pregato durante l’ultima Cena, possa per grazia di Dio essere sempre più vicina.

 

Condividere la Parola

«E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità a quelli da lui santificati» (At 20,32).

L’esperienza di essere affidati alla Parola e custoditi dalla sua potenza diventa ancor più profonda quando le pagine delle Scritture diventano oggetto di studio, di approfondimento e di scambio fraterno.

Per questo, alle comunità che hanno accolto o accoglieranno l’iniziativa dello “scambio di ambone”, si è proposta la partecipazione a momenti di riflessione comune sulla Scrittura, presso il Tempio della Comunità Cristiana Evangelica di Bergamo (Via Roma, 2b).

 

Tutto è grazia

Inoltre vi saranno anche momenti di celebrazione ecumenica della Parola, nel segno dell’attesa, quale figura della tensione verso una sempre più profonda comunione in Cristo.

 

In allegato potete trovare quattro profili di testimoni evangelici.

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