Appunti per una comunità che riparte…

 

1) Presentazione del cammino di quest’anno … “ma la parrocchia ha un cammino da fare?!”

 

Noi frequentemente pensiamo alla parrocchia come un ente erogatore di servizi religiosi e di altra natura (distributore più o meno scontato di aiuti vari, animatrice sociale e ludica … “ma don la parrocchia non organizza i viaggi?!”)
Appena apri il vangelo ti accorgi invece che proprio nel modo di stare insieme di quegli uomini e donne che si riconoscono cristiani, nel loro “stile” si gioca – se non proprio tutto – tanto!

Sempre nel rispetto dei percorsi personali, è allora necessario che una comunità di cristiani si metta d’accordo su alcune attenzioni da condividere. Passa da qui la possibilità che il vangelo “si veda e si senta”. Perché non basta un libro … serve che qualcuno si ponga in relazione con le sue parole e provi a lasciarsi cambiare da ciò che legge …
Questa esigenza emergeva chiarissima nelle pagine lette domenica scorsa (10 settembre) dove la Parola ci consegnava l’uno all’altro e, con ancor più forza,nella liturgia di oggi quando ci viene detto a chiare lettere che non possiamo immaginarci di vivere insieme se non mettendo in gioco la faticosa costruzione del perdonarci reciprocamente.
Già queste prime osservazioni ci consegnano un compito: provare a considerare il nostro cammino di fede meno “privato” e riconoscere che non “ci si salva mai da soli”!
Anche per questo l’idea di iniziare l’anno di vita parrocchiale con un pranzo condiviso domenica prossima non è solo per “far festa” ma “per raccontare qualcosa di noi, per riconoscerci e per … ritrovare il gusto del far festa da cristiani”

 

2) Un anno per allenarci ad ascoltare e dialogare con la Parola che il Signore ci rivolge oggi.

 

Con le parole lo diciamo alla svelta: “il Signore ci parla” … ma non si tratta di “dirlo”. Dobbiamo provare ad abitare una relazione che faccia della fede “la storia di un dialogo” nel quale sei coinvolto tu, la tua famiglia e le comunità delle quali sei partecipe.
E’ questo l’obiettivo verso il quale tendere in tutte le occasioni della vita della parrocchia. E’ questa la bussola che dovrebbe orientare lo stile con il quale vivere le celebrazioni comunitarie e la preghiera personale, la catechesi e la carità, l’oratorio e i diversi gruppi.

 

Provare ad incontrare innanzitutto il Vangelo: sarà questo il tema di fondo della formazione StAzZa e dei diversi momenti che ci regaleremo durante quest’anno.
Certo dovremo aiutarci a trovare sempre più il coraggio di aprire la Scrittura. Non tanto per diventarne “esperti”, ma per imparare da quelle storie a riconoscere come il Signore non smetta di coinvolgere gli uomini in una relazione che sia viva.
Si tratta di passare dal “dire” le preghiere a fare della preghiera “un dialogo” nel quale la vita si lasci mettere in questione!

 

Proveremo a offrire occasioni per “allenarci”:
– penso alle proposte di catechesi e di incontro rivolte agli adulti (avvento e quaresima; precorsi per i genitori dei ragazzi dell’iniziazione cristiana; occasioni di incontro tra coppie; …)
– penso agli incontri del consiglio pastorale, del gruppo liturgico, della commissione carità, del gruppo catechisti e di chi prepara per i piccoli i momenti di laboratorio liturgico …
– penso ad un modo di accompagnare nella catechesi i ragazzi e di provocare gli adolescenti e i giovani mentre “fanno” oratorio

 

Più concretamente:
– don Franco proporrà un cammino durante il quale scoprire come una pagina della Bibbia divenga capace di ospitare le nostre storie e offrirci la possibilità di “rispondere” al Signore
– le suore del nostro monastero mensilmente condivideranno l’esperienza di una preghiera a partire dalle pagine del vangelo della domenica
– proveremo qualche momento di confronto anche per le coppie
– il pellegrinaggio con Stezzano e Zanica in Terra Santa ad agosto sarà una buona occasione per tornare alla sorgente della nostra fede in un Dio che cerca l’uomo per fare alleanza
– domenica 8 ottobre ci verrà offerta una occasione molto particolare per riconoscere l’importanza che la Parola di Dio riveste nel cammino dei cristiani: alla messa delle 10.30 ospiteremo alcuni fratelli e sorelle della comunità protestante di Bergamo per lo “scambio di ambone”. Celebreremo la speranza di una comunione tra chiese che insieme devono chiedere perdono per le ferite che si sono inflitte, ma ancor più pregheremo perché si realizzi quella comunione che proprio l’ascolto condiviso della Scrittura ci permette di sperare.

 

3) Riconoscere l’oratorio come sfida lanciata a tutta la comunità

 

A più riprese anche lo scorso anno ci siamo detti che la concretissima situazione della tensostruttura e degli spazi per incontrarci in oratorio stava diventando urgente per la nostra comunità. Credo che ora non possiamo più attendere: quest’anno dovremo iniziare a decidere qualcosa.
E’ evidente che per decidere come intervenire a livello di struttura dovremo esplicitamente confrontarci  per capire cosa potrà essere il nostro oratorio per il futuro di questa comunità.
Su questo tema non basteranno certo le riflessioni del nuovo CPAE e degli altri gruppi: dovremo trovare il modo che questa questione venga sentita come propria da tutta la famiglia parrocchiale.
Questo potrebbe essere per noi il modo di affrontare il discorso sul mondo giovanile in sintonia con il Sinodo che il papa ha convocato e in obbedienza al compito che il vescovo ha consegnato alla diocesi per i prossimi tre anni.
Proprio in risposta ad un invito del papa, i nostri giovani quest’estate andranno a Roma (partendo a piedi da Ortona) per un incontro che dovrebbe aiutare tutta la comunità ad accorgersi che il Vangelo è capace di generare vita sempre nuova (in loro e in noi che giovani non siamo più!)

 

4) Attenzione ai due pensieri “sabotatori”: “ma non andiamo già bene così?” e “dobbiamo cambiare tutto”!

 

Per concludere invito tutti a vigilare perché non caschiamo nei tranelli che insidiano spesso i gruppi ecclesiali.
Certo che nelle nostra comunità capita tanto di bello e forse dovremmo imparare a rendere grazie più esplicitamente al Signore per il bene che si realizza grazie all’impegno di tanti. Ma guai a noi se il tanto che facciamo ci “mummifica” in una ripetizione sempre uguale a se stessa. Guai a noi se facendo forse troppo non ci diamo la possibilità di chiedere al Vangelo che cosa voglia fare di noi! E quando una famiglia, una comunità ascolta il vangelo diventa capace di ospitare la sua novità che alleggerisce il cammino.

 

Altrettanto pericoloso è pensare che la fedeltà al vangelo ci chieda di ripudiare il volto concreto della nostra comunità. Dovremmo esercitarci di più anche a chiedere perdono per i peccati della nostra comunità e dei nostri stili di vita, ma la fedeltà al vangelo non chiede di costruire comunità ideali. Il vangelo chiede comunità che restino in un costante cammino di conversione.

 

E questa è tutta un’altra cosa!

 

Buon cammino!

 

don Alberto, don Franco, don Andrea

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