Lettera Natale 2016

“O Oriens, splendor lucis aeternae, et sol justitiae:

veni, et illumina sedentes in tenebris et umbra mortis”

 

Questa mattina le suore hanno intonato questo canto all’inizio della messa. Forse un po’ ancora assonnati e un po’ spiazzati dalla lingua latina, i presenti non si sono accorti della forza di questa preghiera. La voce dell’orante si rivolge a colui che sorge come splendore di una luce eterna e sole di giustizia per invocare la sua venuta su chi siede nelle tenebre e nell’ombra della morte.

È questo il dono che voglio implorare al Signore per le nostre case e la nostra comunità. La celebrazione del Natale sia per noi occasione di accogliere quella luce che scaturisce in modo del tutto singolare dalla nascita di Gesù e dalla sua vita donata, luce che rende possibile uno sguardo nuovo sul nostro mondo.  Elevo questa preghiera perché la tentazione di cedere alla tenebra e all’ombra che la morte proietta sulle nostre avventure è presente tante volte nei nostri cuori. Te ne rendi conto quando tutto ciò che capita diventa occasione per lamentarsi, per protestare il volto deludente della società, della politica, degli … altri. Perché alla fine sono sempre gli “altri”, tutti i “loro”, quelli che non sono “noi”, a non andar bene.

Cedere alla tentazione del lamento è uno di quei peccati che, a prima vista, non ci sembra troppo grave. Anzi, ci pare di far bene a rinforzare la voce che ha il coraggio di dire “come stanno le cose”. Ma, quando facciamo così, siamo come quei bambini che, senza accorgersi, stanno giocando con materiali pericolosi e proprio la superficialità con cui si trattano le cose produce i rischi maggiori.

Non ci stiamo accorgendo che dilapidare quel minimo di fiducia nell’altro sta minando la possibilità stessa di costruire una comunità abitabile, una vita sostenibile. Senza la capacità di fidarci dell’altro, anche quando non appartiene al cerchio più ristretto del “noi”, si inceppano i meccanismi basilari della convivenza e, con essi, la possibilità di realizzare il compito più importante consegnato ad una comunità: il crescere serenamente i suoi figli.

Prego il Signore perché la luce della sua fiducia nell’uomo possa rilanciare il nostro coraggio e ci renda comunità capace di porre segni che la sappiano riflettere nel mondo nel quale viviamo.

È proprio in questa direzione che sta andando il confronto del nostro Consiglio Pastorale. Dopo i primi mesi di rodaggio si è impegnato nella riflessione attorno alla carità e, a breve, consegnerà a noi preti e a tutta la comunità alcune proposte perché la testimonianza della carità si concretizzi in alcuni gesti che risultino uno stimolo per tutti.

Nella stessa direzione si pone anche il “Manifesto per un’alleanza educativa della Comunità di Azzano San Paolo” firmato pochi giorni fa dal Comune, dall’Istituto Comprensivo, dalla Parrocchia e da diverse associazioni e comitati genitori. Speriamo che il desiderio di condivisione per il bene dei nostri figli possa trovare il modo di concretizzare gli ideali sottoscritti.

Nella stessa direzione vanno i segni di accoglienza reciproca che si stanno silenziosamente tessendo dentro tante storie e, in particolare, in quelle di alcune famiglie che hanno scelto di aprire un po’ le porte di casa ad altri e ad altro.

La stessa direzione è quella che scaturisce dalla celebrazione dell’eucaristia che ci raduna ogni domenica. La mensa del pane e della parola è il vero criterio di verifica della salute di una comunità di cristiani. Non è mai troppa la cura per lo stile con cui una comunità si raccoglie in preghiera.

Anche per questo, in questi mesi è stato approntato lo spazio del “laboratorio liturgico”. Abbiamo iniziato a chiamare così la cappella laterale della nostra chiesa parrocchiale certamente perché li dentro i nostri bambini vivono l’esperienza di un accompagnamento pensato per loro. Ma credo si possa riconoscere “laboratorio liturgico” un po’ anche per i grandi. Celebrare in uno spazio più raccolto nei giorni feriali ci sta aiutando a sperimentare la fatica e la bellezza di “stare più vicini” sia l’uno con l’altro, sia con la mensa dell’eucaristia. Lo spazio più raccolto dovrebbe allenare anche noi adulti a una cura maggiore per la puntualità, l’accoglienza reciproca e la partecipazione meno passiva alla preghiera. Prima di quaresima proprio nel “laboratorio” collocheremo un nuovo crocifisso perché quello spazio possa ancor di più divenire luogo di incontro col Signore.

Solo dopo queste riflessioni mi pare lecito segnalarvi anche alcuni bisogni della nostra parrocchia. Innanzitutto vi consegno la necessità di disponibilità di persone: ha bisogno di qualche aiuto il gruppo che si prende cura del progetto delle “borse alimentari” che consegniamo a famiglie che stanno attraversando momenti di difficoltà. Hanno bisogno di aiuti i gruppi che si prendono cura della pulizia e della manutenzione di chiesa e oratorio. Inoltre, dopo aver rinnovato il Consiglio Pastorale, dovremo pensare ad un rinnovo anche del Consiglio Parrocchiale degli Affari Economici. Vi chiedo allora di farvi portavoce della comunità condividendo queste necessità e aiutandomi ad individuare persone a cui proporre qualche servizio.

C’è poi, come in tutte le famiglie, il bisogno legato alle economie. Dopo aver ultimato (finalmente) l’intervento nel sottotetto dell’oratorio e aver lavorato nel “laboratorio liturgico” con un nuovo impianto di illuminazione (e come già annunciato del crocifisso che abbiamo chiesto ad una giovane scrittrice di icone) ora proveremo a fare qualche passo di indagine sulla “vexata quaestio” dell’acustica della chiesa parrocchiale: commissioneremo una “modellazione digitale” dello spazio dell’aula per poter valutare con gli strumenti maggiormente performanti forniti dalla tecnologia dei nostri giorni la possibilità o meno di qualche correzione che migliori almeno un po’ la situazione. Con i risultati in mano potremo fare due conti e vedere la praticabilità delle proposte che emergeranno.

Detto questo resta “il grosso”: i segni di invecchiamento che la tensostruttura dell’oratorio comincia ad evidenziare ci chiede di fare qualche pensiero serio su un’alternativa. Certo sarebbe bello pensare ad una soluzione che ci permettesse di utilizzare lo spazio non solo in estate ma anche nei mesi freddi …

A parte tutto questo, sperando che non vengano a galla imprevisti (… qualche timore ce lo sta facendo venire l’impianto delle campane), l’ordinario resta da un lato il mutuo acceso per l’intervento in chiesa e dall’altro l’esigenza di carità che chiede ad una comunità di non smettere di mettersi a servizio del prossimo in una logica di gratuità.

Concludo porgendo a ciascuno, anche a nome di don Franco e don Andrea, gli auguri di un buon Natale e di un anno ricco della benedizione del Signore.

don Alberto

Azzano San Paolo, 21 dicembre 2016

PS. Come al solito le buste potranno essere consegnate direttamente in chiesa o in casa parrocchiale.

Per chi predilige forme più “moderne” di sostegno: IBAN IT 64 T 05428 52570 0000 0000 1771

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